Fochesato (Despar Italia): “La nostra funzione sociale durante l’emergenza”

2020-05-31T12:34:57+01:0029 Maggio 2020 - 13:30|Categorie: Retail|Tag: , |

Casalecchio di Reno (Bo) – 3,615 miliardi di euro, con una crescita del +3% sul 2018. Sette società consorziate, 1.240 punti vendita. Un prodotto a marchio che vale 354 milioni e cresce del +5,7%. Sono i numeri del 2019 di Despar Italia. Ma come ha affrontato l’emergenza Coronavirus? Ne parliamo con il direttore generale, Lucio Fochesato (in foto).

Durante la pandemia avete registrato un incremento significativo dei prodotti a marchio, come mai?

Con il lockdown, i consumatori hanno premiato la fiducia. Avendo poco tempo, comprano i prodotti di cui sono certi. Il marchio Despar, da sempre, ispira fiducia. Nel punto vendita fisico e, ancor di più, nel canale online. Ne abbiamo avuto la conferma in questo periodo.

Come vi siete mossi durante l’emergenza?

Intanto ci siamo mossi con una certa velocità, rispettando sempre tutti i protocolli di sicurezza. I punti vendita sono rimasti chiusi le domeniche fino a metà maggio, secondo le disposizioni regionali. Ci siamo attenuti alle misure di sicurezza adottando mascherine per i dipendenti, pannelli di plexiglass alle casse, rispettando il distanziamento, ponendo appositi segnali a terra, igienizzando tutti i locali, compresa la zona riservata al ricevimento merci.

Quale crescita avete rilevato?

Per alcune merceologie e prodotti di base abbiamo avuto crescita a tre cifre. Sui prodotti a marchio e di marca si è avuta anche una rottura di stock, in particolare su candeggina, alcool e guanti. Questo in marzo.

Avete avuto, come altri, un crollo del banco taglio a favore degli affettati pre-confenzionati?

Sì, confermo questo trend. Il crollo è stato nel pane e nella gastronomia servita. Molto bene i surgelati, gli alimentari confezionati, frutta e verdura, e in generale il take away. Chiaramente il taglio fresco dura meno, mentre le vaschette durano di più e sono state preferite negli acquisti. Anche la carne è stata molto gettonata, con punte del +20/25%.

Diciamo dunque che, fra prodotto di marchio e prodotti di base, siete comunque cresciuti anche in tempo di lockdown…

Beh, è un po’ come quando si gioca a scacchi. Quando è in pericolo il re, si arrocca: tutt’al più si perde la regina, ma bisogna sempre difendere il re. Quindi i prodotti che lei ha citato prima.

Data l’estrazione veneta di Despar, potremmo dire: ‘Difendiamo il Doge’.

Perfetto!

Torniamo ora all’emergenza: che ruolo ha avuto l’e-commerce?

Per ora vale ancora poco, circa l’1%, quindi direi che è stato marginale. Ma, più che sull’e-commerce, abbiamo puntato molto sul servizio.

Vale a dire?

Alcuni nostri affiliati con punti vendita da 300-400 metri quadri hanno attivato il classico servizio a domicilio. Con i clienti che prenotano la spesa via telefono e il gestore, con la sua macchina, che consegna la spesa a casa. Una dinamica ‘sociale’ che descrive bene il nostro gruppo.

Infatti svolgete una funzione sociale fondamentale: i negozi nei piccoli paesi sono dei punti di riferimento indispensabili.

Non vi nascondo che in certi territori teniamo aperti i negozi proprio per questo. Come la chiesa, il municipio e la farmacia… Ormai fanno parte del paese. Sono un punto di ritrovo e di relazione. Poi, con il costante invecchiamento della popolazione, stanno diventando ancora più strategici. Quindi non ce la sentiamo proprio di chiuderli, anche se anti-economici. Del resto, basta pensare al primo slogan del gruppo, che proprio nel 2020 compie 60 anni (ma ovviamente abbiamo rimandato tutti i festeggiamenti): “Despar. Una funzione sociale, un impegno”.

Direi che è attualissimo.

Ed è un messaggio che va oltre la convenienza e il mero tornaconto economico. A questa funzione sociale teniamo molto. Poi, ovviamente, siamo in un mercato competitivo e dobbiamo fare del nostro meglio. Ma sempre con un occhio di riguardo al territorio.

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