Giacenze vino: invenduti 39,8 milioni di ettolitri. Frescobaldi (Uiv): “Serve produrre il 20% in meno”

2025-08-20T10:42:54+02:0020 Agosto 2025 - 10:42|Categorie: in evidenza, Vini|Tag: , , , , |

Milano – I buoni auspici sotto cui è iniziata la vendemmia 2025 in Italia causano forti “mal di testa” al numero uno di Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi, come afferma lo stesso presidente in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore. Le ragioni sono riassumibili nei numeri: in due stagioni di vendemmie ampiamente sotto la media (nel 2023 sono stati prodotti 38,3 milioni di ettolitri, nel 2024 il totale era di 44 milioni, contro una media di 50) il volume delle giacenze in cantina non si è abbassato: in quelle delle aziende italiane ci sono ancora 39,8 milioni di ettolitri di invenduto. Da qui le preoccupazioni sul nuovo raccolto.

“Per riportare il sistema in equilibrio dobbiamo ridurre la produzione italiana di almeno il 20 per cento”, spiega Frescobaldi al quotidiano. “Una strada potrebbe essere quella di tagliare, sul serio, le rese di uva in vino. Ma non per tutti. Certo non per quelle denominazioni che, nonostante tutto, stanno continuando ad andar bene. Ma per i vini comuni e da tavola e per le Dop in sofferenza. Il Testo Unico del vino aveva introdotto il limite di 300 quintali a ettaro. Ma subito dopo sono fioccate le deroghe e di fatto quella misura è rimasta inapplicata. Come Uiv abbiamo proposto la sospensione anche temporanea delle nuove autorizzazioni all’impianto. Che senso ha, ad esempio, autorizzare nuovi vigneti in aree che hanno richiesto la distillazione di crisi?”.

Sul tema delle giacenze troppo elevate è intervenuto, sulle colonne del Sole, anche il presidente di Federvini Giacomo Ponti. “Sulla base dei dati scientifici, occorre valutare i mercati e i numeri. Si punta a ridurre la produzione, ma bisogna approfondire, non la si può tagliare in maniera indiscriminata. Col vino da tavola, ad esempio, si produce anche aceto e ridurre drasticamente il vino da tavola farebbe venir meno la materia prima per altre produzioni provocando così distorsioni su mercati paralleli a quello del vino”.

 

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