Roma – “In un anno, cioè tra il primo semestre del 2022 e il primo semestre del 2023, il prezzo medio del latte in uscita dalla stalla è passato da 55,5 a 56,5 centesimi. In pratica, solo un centesimo. Un aumento dell’1,7%, mentre il prezzo di un litro di latte finito è cresciuto, soltanto ad agosto, tra il 10 e il 15%”. Lo spiega, come riportato nelle pagine del Sole 24 Ore, Giovanni Guarneri, coordinatore del settore latte di Alleanza Cooperative e presidente del gruppo latte del Copa-Cogea.
I dati Assoutenti mostrano che a maggio il latte fresco costava il 18,8% in più rispetto al maggio dell’anno precedente; ad agosto, invece, l’aumento era compreso tra il 9,8 e il 15%. Analizzando i dati delle cooperative che fanno capo all’Alleanza, Guarneri spiega che, in media, il prezzo di un litro di latte sugli scaffali è composto per il 39,5% dai costi della stalla, per il 35,8% dai costi dell’industria e per il 24,7% dal ricarico del distributore. Del prezzo del latte alla stalla (in media 56,5 centesimi al litro nel primo semestre 2023), “la voce più pesante dei costi è quella per i mangimi, che vale 23 centesimi per ogni litro di latte. Poi ci sono 3,7 centesimi di costi energetici, 2,9 centesimi di fertilizzanti e 4,7 centesimi di spese veterinarie. Gli ultimi 22 centesimi riuniscono varie voci”. E in questi ultimi 22 centesimi è compreso il guadagno dell’allevatore.
Nell’ultimo anno, continua Guarneri, “il costo dei mangimi è diminuito del 6% e quello dell’energia, anche se incide poco, è sceso del 21%. La voce dei costi gestionali, invece, è aumentata del 10%, ma non certo per colpa delle remunerazioni degli allevatori: a crescere sono stati soprattutto gli affitti dei terreni e gli interessi sul capitale”.
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