Gli italiani vanno matti per i prodotti Fairtrade

2023-06-07T14:26:06+02:007 Giugno 2023 - 14:26|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: |

Di Giulio Rubinelli

Lo scorso anno gli italiani hanno speso 580 milioni di euro in prodotti contenenti almeno un ingrediente certificato Fairtrade. Il dato è stato diffuso oggi a Milano, in occasione dell’evento di presentazione del primo Bilancio sociale di Fairtrade Italia, il documento che fotografa tutte le attività svolte nel corso del 2022, valorizzando l’impatto sulla collettività.

2.400 referenze certificate tra cui scegliere: Si tratta di frutta fresca come banane e ananas, ma anche caffè, cioccolato, cereali per la colazione, barrette, biscotti, frutta secca, fiori recisi, abbigliamento in cotone e molto altro. I marchi Fairtrade si possono trovare infatti su un’amplissima gamma di prodotti in supermercati, ipermercati, negozi di vicinato, mense e altri luoghi di ristorazione collettiva e distributori automatici. La Grande Distribuzione Organizzata si conferma tuttavia il canale di diffusione prevalente.

Cacao. Resta una delle materie prime Fairtrade più consumate, grazie all’ampia possibilità di utilizzo in diverse categorie merceologiche: cioccolato, biscotti, prodotti da forno in generale e gelati, oltre al cacao in polvere. Complessivamente i volumi di venduto hanno corrisposto a 9.756.051 chilogrammi segnando un +9% rispetto all’anno precedente. Nel corso del 2022 è continuato lo sviluppo di nuove tipologie di prodotto grazie al marchio Fairtrade Sourcing Ingredient.

Banane: il prodotto più venduto. Si confermano la categoria merceologica più rilevante tra i prodotti a Marchio Fairtrade, con 13 milioni di chilogrammi venduti, anche se in leggera flessione rispetto all’anno precedente (-3%) dovuta alla generalizzata contrazione dei volumi del biologico.

Zucchero e caffè. In controtendenza rispetto all’andamento del mercato convenzionale e dopo un decennio di crescita, le vendite di zucchero si fermano a 4.667 tonnellate, segnando un -11%rispetto allo scorso anno. Similmente, anche il caffè registra una contrazione del -9% con 759 mila chilogrammi.

Il non food promette bene. In termini di percentuali l’aumento più importante è quello di due categorie merceologiche non food, il cotone (+78% per 713mila chilogrammi) e le rose recise (+37% per 9 milioni di steli venduti), dalle quali ci si aspettano buone performance anche per il 2023.

Uno dei cardini economici del sistema Fairtrade è il ‘Premio’ ovvero un extra che gli agricoltori ricevono a fronte delle quantità di prodotto venduto, per attivare progetti e iniziative a favore della comunità. E nel corso del 2022, il Premio generato dalle vendite in Italia dei prodotti con i Marchi Fairtrade è stato pari a 3,8 milioni di euro: solo le vendite di prodotti a base di cacao hanno contribuito con più di 2 milioni, mentre quelle di banane per quasi 700mila euro.

“Anche se per alcune materie prime ci sono stati dei cali nei volumi, complessivamente il Fairtrade ha tenuto: in tempi di significativa contrazione del mercato, e aumento dei costi sia per le aziende che per le famiglie, abbiamo comunque un dato di vendita superiore allo scorso anno. Lo dobbiamo a nuovi inserimenti di prodotto, e alle buone performance del non food. Questo ci fa sentire quanto le persone ripongano fiducia nella nostra attività, un modello economico e commerciale che valorizza il ruolo degli agricoltori e delle buone pratiche agricole”, ha dichiarato Thomas Zulian,Direttore commerciale di Fairtrade Italia.

Fairtrade si conferma il marchio etico più riconosciuto al mondo. Questi trend di mercato si inseriscono in una generale fiducia da parte dei consumatori europei nel Marchio, che persiste negli anni. Infatti, secondo una recentissima ricerca Globescan condotta in 12 paesi (tra cui Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi, Austria, Francia) il 70 per cento degli intervistati riconosce il Marchio, e di questi l’86 per cento ne ha fiducia. “Fairtrade si conferma il Marchio etico più riconosciuto, di cui le persone hanno fiducia”. Inoltre, il 79 per cento (degli intervistati) ha dichiarato che ha un’impressione positiva di un brand quando è presente l’etichetta Fairtrade, mentre il 43 per cento dichiara che avrebbe un’impressione negativa di un brand se smettesse di utilizzare il Marchio.

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