Intervista a Giorgio Panizza, consigliere d’amministrazione della Rialto, la società proprietaria del marchio Il Gigante, sull’iniziativa ‘Uva Bianca’ realizzata insieme al Banco Alimentare.
Il Gigante sostiene il Banco Alimentare dal 2010. Cosa rappresenta per lei questa lunga collaborazione?
Per noi è un impegno che va oltre l’attività commerciale. Dal 2010 collaboriamo con Banco Alimentare perché crediamo che la responsabilità sociale sia parte integrante del nostro ruolo sul territorio. In questi anni abbiamo donato più di un milione di pasti e, dietro a questo numero, ci sono persone, famiglie e storie che meritano dignità e sostegno. La nostra convinzione è che un’azienda non debba limitarsi a vendere prodotti, ma debba anche restituire valore alla comunità. Per questo non ci limitiamo alle iniziative speciali come quella dell’uva bianca, ma partecipiamo ogni anno alla Colletta Alimentare e doniamo quotidianamente le eccedenze dei nostri punti vendita. È un impegno che nel tempo è diventato parte del nostro DNA.
Perché avete scelto l’uva bianca come simbolo di questa campagna?
L’uva bianca rappresenta un frutto semplice, sano e condiviso sulle nostre tavole. Ci è sembrato un simbolo perfetto per raccontare come un gesto quotidiano, acquistare una cassetta di uva, possa trasformarsi in un aiuto concreto. Con questa iniziativa doneremo almeno 150mila pasti a chi ne ha bisogno, un risultato importante reso possibile dalla collaborazione dei nostri clienti.
Quanto conta il coinvolgimento delle persone che fanno la spesa da Il Gigante?
Conta tantissimo. I clienti sono veri protagonisti: ogni acquisto è una scelta di solidarietà. Non è solo Il Gigante a donare, ma è la nostra comunità che si mobilita insieme. Questo ci dimostra che la responsabilità sociale diventa ancora più forte quando è condivisa.
Iniziative come ‘Uva Bianca’ mettono insieme consumatori, azienda e associazioni benefiche. Quanto è importante creare questa rete di fiducia?
È fondamentale. Ognuno fa la sua parte: Banco Alimentare garantisce una distribuzione sicura e capillare, noi mettiamo a disposizione il nostro contributo e i clienti trasformano un acquisto semplice, in un’azione di solidarietà. Questa fiducia reciproca è il motore che rende possibile raggiungere risultati così importanti.
Cosa significa per lei vedere che da un’iniziativa così da parte del suo Brand nascono pasti e sostegno per tante famiglie?
Significa dare un senso concreto al nostro lavoro. Pensare che grazie a iniziative simili ci sia una madre che può cucinare per i suoi figli, o una persona anziana che riceve un aiuto inaspettato, è ciò che ci motiva a fare sempre di più in questa direzione. È un messaggio di speranza e di vicinanza che va oltre il valore economico. Per me e per Il Gigante, il senso più profondo è questo: restare vicini alle persone, perché la comunità cresce solo se cresce insieme
Quali sono i prossimi passi che immagina in questa collaborazione?
Lavoriamo per rendere queste iniziative sempre più partecipate e riconosciute. La nostra visione è quella di ampliare i progetti di solidarietà, coinvolgere sempre di più i clienti e raccontare il valore di queste azioni. Perché il vero obiettivo non è solo donare pasti, ma contribuire a costruire una comunità più attenta e solidale.
Il vostro contributo si traduce in pasti e sostegno per famiglie sul territorio. Qual è la reazione che ricevete dalle comunità locali?
Riceviamo gratitudine e vicinanza. Non sempre diretta, perché il Banco Alimentare lavora tramite associazioni e realtà territoriali, ma sappiamo che il sostegno arriva dove serve. Ed è bello sapere che ogni supermercato Il Gigante diventa un punto di raccolta non solo di prodotti, ma di valori condivisi. Per noi significa anche restituire al territorio parte della fiducia e del sostegno che ogni giorno riceviamo.
Oggi si parla spesso di emergenze sociali ed economiche. Come vede il ruolo di un’iniziativa come questa in un contesto più ampio?
La solidarietà non deve fermarsi all’emergenza. Quello che viviamo ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio di tante famiglie, e un’azienda può scegliere se restare spettatrice o diventare parte attiva della risposta. Noi abbiamo scelto la seconda strada: mettiamo a disposizione ciò che sappiamo fare meglio, ovvero portare cibo buono e sicuro, con uno scopo che va oltre il commercio. In questo percorso la Colletta Alimentare mobilita energie straordinarie una volta l’anno, mentre le donazioni quotidiane delle nostre eccedenze assicurano un aiuto costante. L’iniziativa dell’uva bianca completa questo impegno, dimostrando che anche un gesto semplice può diventare parte di una risposta più grande e duratura.
Se dovesse lanciare un messaggio ai clienti che partecipano all’iniziativa, quale sarebbe?
Vorrei dire grazie. Perché senza di loro questa catena della solidarietà non esisterebbe. Ogni volta che scelgono di acquistare una cassetta di uva bianca con il logo Banco Alimentare, compiono un gesto che arriva dritto al cuore di qualcuno. Non sempre vediamo il volto di chi riceve, ma possiamo immaginare il sorriso che nasce da un pasto in più. E questo vale più di qualsiasi numero.