New York (Usa) – Una vasta coalizione dell’industria ittica statunitense, guidata dal National Fisheries Institute (Nfi), ha presentato una causa presso il Tribunale del Commercio Internazionale di New York contro la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) e altre agenzie federali, contestando l’attuazione della normativa sulle importazioni prevista dal Marine Mammal Protection Act (Mmpa). Tra i firmatari figurano operatori di primo piano del settore, supportati anche dal Restaurant Law Center. Gli attori sostengono che, pur condividendo gli obiettivi del Mmpa, la Noaa avrebbe imposto vincoli e scadenze irragionevoli, con un impatto diretto sulla filiera produttiva e occupazionale.
Il contenzioso nasce dopo che, il 2 settembre scorso, la Noaa ha pubblicato i risultati del decennale processo di valutazione delle attività di pesca mondiali, stabilendo che dal 1° gennaio 2026 saranno vietate le importazioni di prodotti provenienti da Paesi ritenuti non conformi agli standard di tutela dei mammiferi marini. Secondo il portavoce dell’Nfi, Gavin Gibbons, le imprese avrebbero avuto “solo quattro mesi per adeguarsi”, senza un reale coinvolgimento nel processo decisionale. Il rischio, avvertono i querelanti, è quello di interrompere catene di approvvigionamento consolidate, danneggiando le imprese statunitensi e indebolendo l’influenza commerciale Usa nei confronti dei Paesi terzi.
La causa mette in luce un conflitto crescente tra obiettivi ambientali e sostenibilità economica, con il settore ittico che chiede una revisione più equilibrata e partecipata delle politiche di importazione.