La lettera di Gesmundo ai direttori di Coldiretti: “Le proteste? Teppisti che vogliono cancellare la nostra identità”

2024-02-13T09:10:36+02:0013 Febbraio 2024 - 09:03|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , |

Roma – Dopo il dietrofront di Ursula Von der Leyen  sui pesticidi, il clamore mediatico attorno alla protesta dei trattori sembra essere diminuito. Eppure la questione delle agitazioni nel comparto agricolo ha sollevato dubbi sulla vera o presunta leadership di Coldiretti, incapace di intercettare il malumore prima che esplodesse su così larga scala. E per una potenza come quella gialloverde, deve essere stato un contraccolpo notevole. E’ in questo clima che si inserisce la lettera inviata il 7 febbraio dal segretario generale Vincenzo Gesmundo ai direttori regionali e provinciali. La lettera originale è stata pubblicata dal sito Great italian food trade in un articolo di Dario Dongo. Riportiamo il testo di seguito.

“Carissimi,

credo che l’incontro che abbiamo avuto ieri a Roma abbia contribuito a chiarire il percorso che nell’immediato come Coldiretti dobbiamo seguire:

– serve in primo luogo riannodare con li maggior numero di soci possibile, il filo di un racconto che malauguratamente per responsabilità nostre e ragioni oggettive, abbiamo interrotto; serve cioè mettere in fila gli obiettivi raggiunti in questi anni. E sotto questo profilo avete materiali di supporto scritti e filmati;

– serve mettersi nello stato d’animo dell’ascolto, nella consapevolezza che quanto può apparire a noi come un micro-problema, nell’animo del socio in questa stagione difficile, può esser vissuto come un ulteriore momento di abbandono o di solitudine;

– serve non assumere, in questa fase, l’atteggiamento di chi ha qualcosa da difendere o da cui difendersi: le nostre parole e la nostra postura siano il lievito che fa uscire ciò che i soci, per timore, per rancore o per rispetto allontanano;

– serve che noi e loro siamo consapevoli che qualsiasi sia la reazione che metteremo in campo, essa sarà l’esito di un lavoro e di uno scambio che ci ha visto ‘insieme’;

– serve al tempo stesso esprimere con chiarezza il concetto che queste proteste – accanto all’indubbio malessere dei molti – portano l’impronta riconoscibile del teppismo e di una politica che si svende per una manciata di voti.

Per dare pieno impulso a questo dialogo, serve che nei prossimi giorni, fino alla fine della prossima settimana, organizziamo non meno di 4 assemblee per ogni provincia e che esse raccolgano il maggior numero di soci possibile.

Infine serve che tutti portino dentro di sé la consapevolezza nutrita dal cuore e dalla mente che questa minaccia che stiamo affrontando è rivolta alla Coldiretti è mirata a cancellare la nostra identità, la nostra forza, il nostro stesso esistere.

Dovete saper trovare le parole per attingere a ciò che rappresentiamo e abbiamo rappresentato: dal 1944 in avanti Coldiretti ha voluto dire emancipazione, cittadinanza riconosciuta a chi procurava e procura il cibo, alle famiglie di agricoltori e ai singoli.

In un mondo che cambiava e continua a cambiare siamo gli unici che hanno conservato lo stesso simbolo, gli stessi colori, le stesse bandiere. E’ il momento di ribadirlo, è il momento di mettere in primo piano ‘L’Orgoglio Coldiretti’!”.

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