Latte crudo, Brandizzi (Biolà): “I rischi sono equivalenti a quelli di carne e pesce non cotti, perché demonizzare solo il latte?”

2025-05-15T11:21:12+02:0015 Maggio 2025 - 11:21|Categorie: Formaggi, in evidenza|

Roma – “Sono 20 anni esatti che vendiamo il latte aziendale e continuiamo a venderlo, non abbiamo avuto cali di richieste, viene acquistato regolarmente dai nostri clienti”. A parlare è Giuseppe Brandizzi, titolare di Biolà,  un’azienda agricola di 200 ettari con allevamento di vacche a Roma. Da 20 anni propone il proprio latte crudo alla spina attraverso un sistema di vendita itinerante nelle piazze della Capitale, e lo trasforma in yogurt, ricotta, mozzarelle e gelato, formaggi freschi e stagionati. Sulle pagine online del Gambero Rosso interviene parlando a proposito di latte crudo e derivati, che negli ultimi mesi sono al centro di un dibattito politico e mediatico rispetto alla loro sicurezza e alla loro regolamentazione ed etichettatura.

“Ovviamente cerchiamo di minimizzare i rischi: facciamo continue analisi in autocontrollo delle bovine, ed essendo il nostro latte un prodotto sfuso, senza etichetta, come previsto dalla legge abbiamo l’obbligo di esporre sulle macchine erogatrici un cartello dove è scritto in caratteri ben visibili ‘Prodotto da consumarsi solo dopo bollitura’“, spiega Brandizzi, che ha puntato parte della sua attività proprio sul latte non pastorizzato. “Poi se una madre fa bere al proprio figlio il latte crudo, questo nessuno lo può sapere né controllare”.

“Bisogna fare attenzione alla raccolta, conservazione e lavorazione del latte per evitare in ogni modo contaminazioni e infezioni“, continua Brandizzi, “sicuramente questo prodotto presenta potenziali rischi per la salute superiori ad altri alimenti ma equivalenti a quelli della carne e del pesce crudi, perché demonizzare solo il latte?”.

 

Torna in cima