Di Giulio Rubinelli
Globalmente, la paura delle perdite di posti di lavoro causate dall’intelligenza artificiale (65%, anche in Italia) continua a superare le aspettative di creazione di posti di lavoro grazie all’IA (43%, 30% in Italia). Questa tendenza riflette gli anni precedenti, ma il divario sembra leggermente ridursi. L’ottimismo risplende in Cina, dove il 77% prevede che l’intelligenza artificiale creerà posti di lavoro, mentre le preoccupazioni dominano in Giappone, con il 65% che prevede perdite di posti di lavoro.
Il fascino percepito dei mondi virtuali è in crescita, con il 59% a livello globale (64% in Italia) che si aspetta un maggiore coinvolgimento con tali piattaforme, in aumento di tre punti percentuali rispetto al 2022. Nei Paesi occidentali, come gli Stati Uniti e la Svezia, vi è una certa cautela mentre le economie emergenti come l’Indonesia e la Turchia sono più fiduciose.
Interessante notare che l’intenzione di ridurre l’uso dei social media (37% a livello globale, 41% in Italia) è diminuita leggermente rispetto allo scorso anno. Nonostante ciò, c’è una crescente preoccupazione per la privacy, con il 57% a livello globale (53% in Italia) che prevede perdite di dati personali nel 2025.
I dati di quest’anno rivelano una prospettiva globale sfumata sulla tecnologia, bilanciando speranza e apprensione mentre ci addentriamo in un futuro sempre più digitale.
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