Farinetti: “Adesso parlo io”

2025-02-28T11:12:31+02:0028 Febbraio 2025 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Mercato|Tag: , , , , , |

La difesa di Grand Tour Italia (ex Fico) a Bologna e Green Pea a Torino. Con un maggiore spazio alle iniziative culturali e sostenibili. Progetti che stanno trovando una nuova identità oltre il puro business, spiega l’imprenditore di Alba. E aggiunge ironicamente: “Vi leggono tutti, non ‘maltrattatemi’…”.

Di Angelo Frigerio

Probabilmente è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Fatto sta che, dopo aver pubblicato la notizia della chiusura di sei ristoranti a Grand Tour Italia (ex Fico), Oscar Farinetti ci ha chiamato. Per raccontare come sta cambiando il progetto bolognese e come si sta evolvendo Green Pea a Torino. E ribadire che “non sono attività destinate a incassare tanti soldi”.

A cinque mesi dell’apertura, come cambierà Grand Tour Italia?

Abbiamo deciso di accorpare alcune regioni insieme, come Abruzzo e Molise, perché avevamo troppi ristoranti. Tra uno o due mesi, spero entro Pasqua, apriremo la pista di go kart, quindi c’è tutta un’area che ci serve per nuove iniziative culturali e sportive. Dopo un po’ di esperienza abbiamo capito come impostare il nuovo modello. Ci siamo accorti che i ristoranti vicini all’area go kart lavoravano meno degli altri, quindi siamo intervenuti.

In generale come sta andando?

Direi abbastanza bene, il sabato e la domenica funziona. Ci sono anche tante iniziative culturali. Grand Tour Italia non è un business per fare soldi, ma voglio tenere in vita il progetto, mantenere i 50 posti di lavoro e creare iniziative culturali. Per il resto, è un’impresa privata che non prende un euro di contributi pubblici e sorge in un’area che era stata abbandonata. Oltretutto il capannone è stato ristrutturato con soldi privati, tra cui i miei. Tutto sommato, il comune di Bologna ha fatto un buon affare perché prende i soldi dell’affitto. Io ho voluto continuare perché mi sembrava sbagliato chiuderlo. Abbiamo lavorato alacremente per trovare l’identità giusta e ci siamo riusciti. Abbiamo un po’ di problemi il giovedì e venerdì, in cui non viene molta gente. Quindi dobbiamo pensare a nuove iniziative. Il tutto nell’attesa del 2026 e 2027, quando arriveranno il nuovo stadio del Bologna calcio e la fermata del tram, che ci cambierà parecchio la vita. È anche uno dei motivi per cui abbiamo reinvestito. Però noto in voi un certo accanimento…

Noi abbiamo semplicemente raccontato quello che abbiamo visto attraverso numerose visite a Fico nel corso degli anni… Lei stesso ha dichiarato che era “un’idea bella, realizzata male”.

Sa, di cose che non funzionano ne ho fatte tante… Alcune sono andate bene, altre meno. Fortunatamente la somma è sempre stata positiva. Comunque sono sempre pronto a pagare di persona tutti i miei errori. E non succederà mai che un mio dipendente non riceva uno stipendio o che un fornitore non venga pagato. È una questione di onore, che metto al primo posto. Noi siamo gente onesta e perbene. Per questo, a volte, certi attacchi mi sembrano un po’ esagerati. Poi ciascuno è libero di scrivere quello che desidera. Noto da parte sua un’attenzione un po’ cruenta… Ma quando mi conoscerà si ricrederà…

Farinetti, non ho mai messo in discussione che lei sia una persona onesta. Andando a vedere progetti come Fico e Green Pea ci siamo resi conto che non stavano andando molto bene…

In realtà Green Pea va sempre meglio. Ad ogni modo, ho fatto per gran parte della mia vita l’amministratore delegato, prima di Unieuro poi di Eataly, fino al 2015. Tutti i bilanci sono sempre stati in positivo. Ed essendo stato molto fortunato, ho deciso di dedicare investimenti a progetti che, magari, sono meno remunerativi ma ripagano sotto altri profili. Green Pea è un ‘atto di fede’ verso qualcosa in cui credo moltissimo: un cambio di atteggiamento verso l’ambiente che dobbiamo attuare tutti. È un modo per convincere a consumare meno e in modo diverso in tutti i campi. E pian piano ce la sta facendo. È chiaro che all’inizio ci abbiamo rimesso un po’ di soldi, non tanti. Magari avremo ancora uno o due anni di difficoltà: possiamo permetterceli tranquillamente.

Resto dubbioso: avete anche cambiato il layout, eliminando le automobili, con un piano completamente vuoto…

Quel ‘piano vuoto’ è al centro di una serie di iniziative: viene affittato a diverse realtà, sempre in linea con i nostri valori. Sabato 22 febbraio era presente un’azienda che vende abiti usati, ci saranno stati mille giovani. È un temporary dedicato alle aziende che operano nel campo della sostenibilità dei consumi sotto varie forme. Poi c’era anche un evento culturale nello spazio in alto con una marea di gente. È chiaro che non è Eataly New York o l’Unieuro di Roma: non sono attività eclatanti destinate a incassare tanti soldi. Ma non ho più quel tipo di preoccupazione e di prospettiva. Se volessi guadagnare, sarei ancora capace; semplicemente ho deciso di percorrere altre strade. Nella fase iniziale perderò un po’ di quattrini, ma fortunatamente mi è andata così bene nella vita che ho a disposizione un patrimonio per far fronte a qualsiasi cosa. Green Pea sta sempre andando meglio e vedrà che anche su Grand Tour Italia stiamo trovando la formula giusta. L’itinerario tra le regioni ha senso, così come sono convinto della presenza di Green Pea a Torino. Ma restano iniziative private. Sono alcune delle tante imprese italiane che non funzionano al meglio. Quindi davvero non capisco il vostro accanimento.

Nessun accanimento, per carità. Se lei legge il sito Alimentando (ormai un punto di riferimento assoluto del settore agroalimentare e non solo), vedrà che non facciamo sconti a nessuno, abbiamo fatto campagne contro chi non pagava i fornitori e contro ‘furbetti’ di vario genere e tipo.

Capisco le campagne contro i delinquenti e chi non paga i fornitori. Ma perché una campagna contro di me?

Non esageriamo… Abbiamo semplicemente raccontato quello che abbiamo visto. E abbiamo letto i bilanci.

Mi rendo conto che lei fa un giornalismo di successo ed è letto da tutti. Quindi sono parecchio interessato a non essere ‘maltrattato’ da voi. Mi scusi se sono diretto e sincero, però è normale il mio atteggiamento: certe campagne recano danni, magari ci sono potenziali clienti che vorrebbero venire a Grand Tour e poi non vengono perché leggono certe notizie. Per tutta una serie di vicende strane, sono diventato antipatico ai bolognesi e ci sono quelli che ti criticano senza motivo. Poi succedono anche cose incredibili: 4.600 persone sono venute a festeggiare il Capodanno a Grand Tour Italia. Sarebbe stato un bellissimo spunto per un vostro servizio…

Ma cosa vuole fare da grande Oscar Farinetti?

Ormai non partecipo più alla gestione delle aziende, passo il mio tempo a scrivere, a fare conferenze. Insomma, a fare altro. È appena uscito il mio nuovo libro ‘Hai mangiato?’ (Slow Food editore) con 22 racconti.

Allora potremmo fare così: vengo a trovarla a Bologna così ci conosciamo.

E io chiaramente le darò appuntamento di sabato o di domenica, così vedrà Grand Tour bello pieno… Il mio desiderio è conoscerla e convincerla che posso fare errori, ma non è che non sono più capace di guadagnare soldi. È che ho già dato, quindi sono entrato in un’altra fase della vita, con altri obiettivi.

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