Milano – Luci e ombre per i produttori di macchine utensili made in Italy. Nel terzo trimestre 2025, l’indice degli ordini elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu è risultato stazionario (+1,1%) rispetto al periodo luglio-settembre 2024. In particolare, gli ordini raccolti sul mercato domestico hanno segnato un incremento del 12,4%, rispetto al terzo trimestre del 2024. Sul mercato estero la raccolta commesse è risultata in calo del 7,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“Anche se quest’ultima rilevazione dell’indice Ucimu conferma l’andamento positivo della domanda interna, il valore assoluto dell’indice mostra che la stessa è ancora molto debole”, commenta Riccardo Rosa, presidente di Ucimu. “Il contesto nel quale ci troviamo ad operare – ha continuato Riccardo Rosa – è davvero complicato. L’Europa soffre profondamente la crisi tedesca e l’instabilità geopolitica”. Rivolgendo lo sguardo oltreoceano, gli Stati Uniti, fino ad ora, hanno tenuto. “Ma rileviamo alcuni casi di aziende italiane in difficoltà con le consegne di macchinari, a causa dei dazi. L’atteggiamento dell’amministrazione americana ha gettato una pesante incertezza sul mercato internazionale”.
Sul fronte interno, poi, “sappiamo che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’Economia e delle Finanze sono impegnati nella definizione di un nuovo programma di politica industriale che dovrebbe accompagnare le aziende nel prossimo biennio. L’esperienza non positiva del 5.0, che solo nella sua fase finale ha portato risultati interessanti, deve essere da monito”. A tal proposito, ha concluso il presidente Ucimu: “Apprezziamo l’idea di un’unica misura, anche se per noi è meglio il credito di imposta. Chiediamo però possa essere inserito un quid di premialità legato alla produzione Made in Eu. Infine, fondamentale sarà la durata e la dotazione economica. Chiediamo che il provvedimento sia operativo da inizio anno, evitando l’effetto di attesa esasperata che abbiamo vissuto con il 5.0. Sulla dotazione, il pressing dell’offerta asiatica e l’instabilità generale, impongono un intervento serio in termini di risorse economiche complessive a sostegno della competitività del nostro manifatturiero”.