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Mazzetta maledetta

2023-11-08T12:35:19+02:0017 Marzo 2023 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Retail|Tag: , , |

Un altro buyer licenziato in tronco per aver ‘favorito’ una nota azienda nel settore alimentare. È l’ennesimo caso di un malaffare che dura da anni. E che non ha mai fine.

Di Angelo Frigerio

Fuori uno, l’ennesimo. È di pochi giorni fa la notizia del licenziamento in tronco di un buyer. Lavorava presso una nota catena del Nord Italia. Voci solitamente bene informate parlano di una sua ‘fuoriuscita’ dopo un’indagine durata qualche mese. Non è il primo e non sarà l’ultimo.

Sono tanti anni che denuncio questo malcostume, dal 2019 per l’esattezza, unico fra i giornalisti del settore e non. Più che un malcostume, un malaffare. Una piaga che non conosce confini. In questo caso, pare che tutto sia nato da un’iPhone. Il cellulare era stato regalato, da una nota azienda, al buyer di cui sopra insieme ad altri. Eravamo vicini a Natale. E, si sa, nelle feste si fanno i regali. Un conto però è il salame, la caciotta o la scatola di cioccolatini, un altro è il ‘regalone’.

In questo caso è il genero del titolare di una catena, anche lui buyer, ad accorgersene e ad avvertire gli altri del gruppo d’acquisto. Iniziano così le domande a bruciapelo: “Hai forse ricevuto per Natale un telefonino?”. Molti diventano bianchi. Altri rossi. C’è chi lo ha tranquillamente portato a casa. Altri invece, furbescamente, ma non troppo, l’hanno lasciato nel cassetto della scrivania. Tutti vengono invitati a declinare l’offerta. Con un messaggio chiaro: “Che sia l’ultima volta”. Ma non solo: da quel momento vengono ‘attenzionati’. Messaggio al vento.

Lo scorso anno, di questi tempi, altri due buyer erano stati colti con le mani nella marmellata. E licenziati in tronco. Pare addirittura che ne avessero fotografato uno che prendeva la mazzetta nel parcheggio del supermercato. Il buyer di cui sopra era della partita dell’iPhone. Non è stato sufficiente avvertirlo per tempo. Ci è ricascato. Mal gliene colse.

È vero: non tutti siamo angeli, però, come diceva mia nonna: “Un pù de quela roba (un po’ di quella roba)…”. Di più, favorire un’azienda piuttosto che altre, oltre a essere un atto indegno che mina la fiducia nella persona, colpisce la catena e i consumatori. Che vorrebbero, rispettivamente, esporre e consumare prodotti innovativi e performanti.

Il mitico Bernardo Caprotti, fondatore di Esselunga, lo sapeva. Sapeva che la carne è debole e che, invece, il suo business è… molto forte. Le tentazioni erano e sono all’ordine del giorno, come pure le debolezze umane. Qualche direttore commerciale le ha sfruttate e le sfrutta. Non solo soldi in ‘nero’ ma: puttane, (scusate ‘escort’), crociere e viaggi, settimane bianche, orologi e gioielli, apparecchi elettronici e chi più ne ha, più ne metta.

Anche il tifo calcistico è stato sfruttato. L’invito a vedere una o più partite della squadra del cuore nei caldi e confortevoli box dello stadio, con tanto di pranzo o cena incluso, è stato ed è molto di moda. Ma fosse solo questo, sarebbe un peccato veniale. Come nel confessionale: un’Ave Maria e vai con Dio.

Insomma, di angeli e di colombi se ne vedono sempre meno in giro nel variegato mondo dei buyer. Ma ritorniamo a Caprotti. Lui che conosceva le debolezze umane aveva adottato le contromisure: innanzitutto uno stipendio adeguato, e poi un controllo rigido e sistematico. Lì non scappava, e non scappa, niente. Difficile però replicare il modello.

PS: Non ho voluto fare nomi e cognomi per correttezza. Però qualche indizio, qua e là, lo trovate. Chi ha orecchie per intendere…

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