Mediterranea, Lollobrigida prova a far da ‘paciere’ tra Coldiretti, Confagricultura e Unionfood (2). Il commento di Andrea Dusio

2024-07-29T09:42:24+02:0029 Luglio 2024 - 09:39|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , , |

Roma – L’intervento del ministro Lollobrigida (leggi qui) è a tutti gli effetti il tentativo di mettere fine dall’alto alla polemica relativa alla nascita di Mediterranea. Polemica invero a senso unico, alimentata cioè da Coldiretti con pesanti e ripetuti attacchi a Confagricoltura e Unionfood, condotti attraverso una campagna di comunicazione che si è avvalsa di diversi strumenti e media, in primis gli articoli pubblicati dal Giornale con cadenza quasi settimanale.

Lollobrigida ha così ottenuto tre risultati politici rilevanti. In primis, ha risposto a quanti lo hanno accusato in questi mesi di essere troppo schiacciato sulle posizioni di Coldiretti, se non addirittura di aver stretto con l’associazione di Ettore Prandini un’alleanza che consentirebbe al ministro e al governo di avere un movimento di piazza pronto a spalleggiarne l’azione politica, con il rischio però che a dettare la linea non sia il Masaf ma il vertice gialloverde, e in particolare il segretario Vincenzo Gesmundo, costringendo il ministero a tenere bordone a posture demagogiche e atteggiamenti oltranzisti. Lollobrigida si è così smarcato dall’idea di una ‘escalation coldirettista’, come l’ha definita Luciano Capone sul Foglio.

Punto secondo, l’attacco a Unionfood e Confagricoltura non è piaciuto ai partner di governo di Fratelli d’Italia. Si leggano in tal senso le dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio a strettissimo giro dopo la pubblicazione della pagina pubblicitaria recante il messaggio ‘Giù le mani dalla Dieta Mediterranea’, il 13 e 14 luglio. Il responsabile Agricoltura della Lega aveva detto esplicitamente: “Se la dieta mediterranea è un bene dell’umanità riconosciuto dall’Unesco, nessuno può pensare di appropriarsene come se fosse un marchio privato. Deve essere compito delle istituzioni e di tutte le imprese che operano nel settore tutelarla e valorizzarla al meglio, evitando gelosie e scontri che indeboliscono la presenza e l’autorevolezza del Made in Italy nei mercati nazionali e internazionali”. L’alleanza tra Fratelli d’Italia e Lega sta attraversando settimane difficili. Sempre più spesso vengono rilevati punti di distanza. Ma il portafoglio dell’economia italiana è in mano al leghista Giancarlo Giorgetti, titolare del ministero dell’Economia, e nessuno più di Lollobrigida sa che un buon feeling con via XX Settembre è fondamentale per le politiche agricole. Smussare la polemica era necessario e non più procrastinabile, proprio per l’evidenza di un possibile raffreddamento tra i due partiti. La sensazione di chi scrive è che in questa prima parte di legislatura la convergenza molto marcata tra Masaf e Coldiretti abbia finito per determinare, dall’altra parte, un avvicinamento tra Lega e Confagricoltura. Gli spazi di praticabilità politica rispondono alle logiche della fisica. L’azione di Gesmundo, Prandini e Scordamaglia (Filiera Italia) a livello nazionale ha finito per caratterizzarsi per un protagonismo politico che inevitabilmente non può piacere a tutti. A spezzoni della Lega non piace, e Lollobrigida si è dunque trovato in questa fase a dover manifestare la propria equidistanza istituzionale.

Punto terzo, l’Europa. È evidente che tanto Fratelli d’Italia quanto Lega fanno parte al parlamento Ue di raggruppamenti di scarso peso specifico. Era così, prima del voto del 9 giugno, e sarà ancora così, per scelte non semplici, che vedono i due alleati per di più sedere in gruppi diversi. I giochi si faranno nel Ppe, anche per ciò che riguarda le politiche agricole. Ecco allora che avere un fronte associativo meno diviso può indubbiamente servire per far sentire il proprio peso a Bruxelles in misura maggiore di quanto consenta la sparuta delegazione dei due partiti. Presentarsi divisi in Europa è un autogoal. Almeno in quella sede tutti sono chiamati a vestire la propria maglia. Lo sanno i socialdemocratici, lo dicono da sempre i popolari. Le atmosfere da derby stracittadino, o strapaesano, penalizzano l’intero comparto.

Per questi tre fattori, Lollobrigida incassa dunque a questo giro una serie importante di crediti, da spendere nei prossimi mesi, dal forum del Made in Italy a Siracusa a fine settembre alla questione della carne coltivata, che presto dovrà essere aperta in sede Ue, ora che una società francese ha chiesto per prima in assoluto l’autorizzazione alla vendita sul territorio comunitario. È insomma l’ora di sotterrare l’ascia gialloverde, e fare, come spesso si sente nei convegni, finalmente ‘squadra’.

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