Intervista esclusiva con Massimo Lucentini, direttore generale di Todis. Che racconta come il discount lavori sulla Mdd, restando un’insegna di prossimità. Molto presente a Roma e nel Lazio, è in forte crescita in tutto il Centro Italia grazie alla partnership con Conad Adriatico.
Di Andrea Dusio
Todis costituisce una realtà atipica nel panorama della distribuzione: ha numeri relativi alla private label che ne fanno una realtà avanzata nel mondo della Mdd. Ed è nel contempo un’insegna ancora di prossimità, presente in 11 regioni. Ne parliamo con il direttore generale, Massimo Lucentini.
Qual è il percorso che ha portato oggi la società a essere una delle realtà discount più importanti nel Lazio, e a essere presente in altre dieci regioni?
Fondata nel 1999, l’insegna è cresciuta grazie a un modello di business basato sull’affiliazione. Dal 2016 ad oggi, ha più che raddoppiato il proprio fatturato, crescendo sia per rete che per quota di mercato. È presente in 11 regioni italiane con quasi 330 punti vendita. Ci tengo a sottolineare che Todis non è solo Roma (dove è leader di canale) e Lazio, ma rientra tra le prime tre insegne anche in Umbria e in Abruzzo (grazie alla partnership strategica con Conad Adriatico) e sta crescendo in Campania.
Qual è il legame con Conad?
PAC 2000A Conad – la più grande cooperativa del sistema – che rappresenta la proprietà del marchio Todis, ha avviato il progetto di sviluppo nel canale discount con una propria insegna distinta, nell’ormai lontano 1999. Oggi Todis è controllata, attraverso la società Iges Srl, da PAC 2000A Conad (ed è socia di Conad Adriatico nella Addis Srl) e sviluppa in autonomia le proprie le politiche commerciali, le linee di prodotto a marchio e le attività di marketing.
Proviamo a tracciare un bilancio dell’ultimo anno.
Nel 2023 Todis ha raggiunto gli 1,167 miliardi di euro di fatturato, confermando una crescita a doppia cifra (17%) rispetto all’anno precedente. Dopo la crescita del 2023, fatta anche di acquisizioni di catene concorrenti, il 2024 è stato un anno di consolidamento (e di assestamento per tutto il canale) con una stabilità dei fatturati a parità ed una crescita del 4% nel totale rete. Il 2024 è stato un anno di minor inflazione e di deflazione in alcuni periodi. Inoltre Todis, in risposta all’esigenza di maggior risparmio dei clienti, si è impegnata in una politica di riduzione prezzi con l’iniziativa ‘Bassi e Bloccati’ attraverso cui sono stati ridotti i prezzi di oltre 1.000 prodotti. Questo ci ha consentito di chiudere il 2024 con una crescita dei volumi più che doppia rispetto al mercato di riferimento.
Quali investimenti porrete in essere quest’anno e che obiettivi di fatturato vi siete dati?
Per il 2025 Todis ha previsto un piano di investimenti pari a circa 25 milioni di euro, focalizzati su tre direttrici: espansione della rete (con circa 20 nuove aperture previste), digitalizzazione dei processi interni e riqualificazione dei punti vendita esistenti per migliorarne efficienza energetica e layout. L’obiettivo di fatturato per l’anno in corso è di arrivare a 1,3 miliardi di euro.
Quanto pesa la private label?
La Mdd rappresenta il 72% delle nostre vendite a volume nell’Lcc. Questo dato testimonia il nostro impegno costante nel migliorare la nostra Mdd rendendola un vero e proprio marchio di fiducia per i nostri clienti. Ritenendo la nostra Mdd affidabile, negli ultimi anni, abbiamo spinto la nostra offerta Mdd anche nei freschi, con ottimi risultati nel mondo dell’ortofrutta di prima gamma: 21% di incidenza nella frutta, 7,5% negli orticoli e un totale di circa il 15% nel comparto ortofrutticolo. Stesso percorso sta avvenendo in macelleria e gastronomia.
Come vede il futuro della Gdo?
Il futuro della Gdo sarà sempre più polarizzato tra chi saprà fare massa critica per competere sul prezzo e chi riuscirà a costruire valore attraverso prossimità, specializzazione e marca privata. Le centrali d’acquisto avranno un ruolo importante per garantire efficienze, ma non saranno sufficienti da sole. Noi crediamo in un modello ibrido: da un lato, l’aggregazione per ottimizzare costi e logistica; dall’altro, l’agilità imprenditoriale per interpretare rapidamente i bisogni del territorio. La marca privata sarà sempre più centrale, come leva di fidelizzazione e differenziazione.