Sequestrata falsa mozzarella di bufala nel milanese

2012-09-20T13:07:23+02:0018 Settembre 2012 - 12:22|Categorie: Formaggi|Tag: |

CasertaPubblicizzava la produzione e la vendita di “mozzarella di bufala lombarda” (foto) usando però il logo della Dop mozzarella di bufala campana. Ma il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop e il Nucleo antifrodi Carabinieri di Parma, competente per il nord Italia, hanno scoperto l’inganno, in seguito a una verifica ispettiva congiunta effettuata in un caseificio-pizzeria, in provincia di Milano. Nel corso dei controlli sono stati rinvenuti involucri di confezionamento non regolamentari, in violazione del decreto legislativo 297/2004, e contestata quindi all’azienda la pubblicità ingannevole. Nei confronti della società è stata elevata una multa di 6mila euro e sono stati sequestrati 160 chili di materiale pubblicitario e 400 chili di buste di confezionamento con il fantomatico logo “mozzarella di bufala lombarda”. Il rapporto finale è stato inviato al ministero delle Politiche agricole per i conseguenti provvedimenti. Le indagini proseguono per verificare l’origine del latte e la regolarità delle fasi di lavorazione. Soddisfazione per l’operazione è stata espressa dai vertici del Consorzio di tutela. “Abbiamo dato un segnale chiaro a chi ha intenzione di proseguire sulla linea dell’inganno ai consumatori”, commenta il direttore, Antonio Lucisano. Che aggiunge: “Non esiste nessuna mozzarella di bufala lombarda, ma solo un prodotto generico di latte di bufala come in altre zone d’Italia. L’unica mozzarella di bufala è quella campana a marchio Dop, realizzata esclusivamente con latte fresco di bufala di razza mediterranea italiana, allevate nella zona di origine. Un prodotto che è possibile, per legge, realizzare solo in questa determinata area geografica, quella della Dop, che, oltre alla Campania, comprende il basso Lazio e la provincia di Foggia”. Il direttore denuncia la diffusione di casi del genere: “Assistiamo alla crescita di un fenomeno inquietante: il tentativo, soprattutto in alcune aree del nord, di appropriarsi indebitamente e illegalmente di un marchio di qualità, che vuol dire tradizione, controlli, genuinità e unicità. Per il comparto questo rappresenta un pericolo ancor maggiore dei numerosi tentativi di imitazione del nostro prodotto all’estero: come avviene in Cina  e in numerose realtà disseminate in tutti i continenti”.

(AR)

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