Milano – Tra il 2013 e il 2022 si possono contare circa 2365 accordi tra imprese. Accordi che hanno generato un liquidity event, ovvero vendite di partecipazioni in imprese pagate con un corrispettivo in denaro. Nei casi in cui è stato rivelato il valore dell’accordo, circa 1.055, questo si attesta intorno agli oltre 141 miliardi. Per un flusso complessivo di circa 300 miliardi per tutto l’insieme delle operazioni concluse nel periodo analizzato. Sono questi i dati che ha rilevato la ricerca realizzata dalla società di gestione patrimoniale Pictet Wealth Management, in collaborazione con il Politecnico di Milano, riportata su La Repubblica A&F.
Ma non solo. Se si guarda, infatti, alle operazioni superiori ai 10 milioni, la metà delle acquisizioni è stata compiuta da società. Mentre gli accordi siglati dai private equity, invece, sono mille. 500 delle quali imprese familiari. “Se si guarda l’intero decennio, si nota che proprio negli ultimi anni c’è stata un’accelerazione delle operazioni”, racconta alla rivista Alessandra Losito, equity partner e responsabile per l’Italia di Pictet Wm. “Molti imprenditori si sono resi conto, in particolare durante la pandemia, che è importante aprire il capitale per restare competitivi nei tanti cambiamenti che devono affrontare”.
Losito, poi, sottolinea anche come sia cambiato ciò che accade dopo la vendita. Spesso, infatti, chi vende non mette da parte i soldi ma investe nei mercati finanziari e nell’economia reale. “Per questo motivo molti imprenditori che hanno ceduto la loro azienda a un fondo di private equity vi hanno anche reinvestito, per continuare a seguirne lo sviluppo, oppure sono proliferate le esperienze come i club deal, che diventano strutture organizzate per raccogliere gli investimenti delle famiglie più facoltose e far crescere imprese di cui gli imprenditori stessi riconoscono le potenzialità”, conclude la responsabile Italia.
