2021: il rebus fiere

2020-12-01T12:53:24+02:001 Dicembre 2020 - 12:53|Categorie: Editoriali del direttore|Tag: , , |

Quale 2021 per le fiere nazionali e internazionali? All’alba del nuovo anno in molti si interrogano su cosa, come, quando e dove prenotare uno stand. La pandemia ha stravolto tutto. Eravamo abituati bene. Nel settore alimentare, come ho scritto nell’editoriale del mese scorso, c’erano dei momenti strategici durante l’anno. Si cominciava con Marca/Bologna, fiera delle private label ma non solo, si proseguiva con: il Sigep/Rimini, fiera del gelato, Ism/Colonia per il dolciario, il Biofach di Norimberga per l’organic, il Prowein/Dusseldorf e il Vinitaly/Verona subito dopo, in aprile. Si passava a maggio con Cibus/Parma che si alternava a Tuttofood/Milano. Subito dopo gli appuntamenti fissi erano: Thaifex/Bangkok, Plma/Amsterdam, Summer Fancy Food/New York. Scavallata l’estate c’era il Sana/Bologna e, in ottobre, ad anni alterni il Sial/Parigi e l’Anuga/Colonia. Tralascio fiere parallele e/o minori.

Il meccanismo era semplice: si prenotava lo stand subito dopo la fiera, si pagava un anticipo, si saldava tutto prima della fiera o subito dopo.

Oggi tutto questo viene rimesso in discussione. Sulla scorta di quello che è successo quest’anno. Da febbraio 2020 in avanti tutte le fiere nazionali e internazionali sono state annullate. Si procedeva a singhiozzo, in maniera altalenante.

Rimandata a maggio, poi in giugno, poi ancora in settembre. Ricordo addirittura una intervista a Nicolas Trentesaux. A fine giugno, il direttore generale di Sial Global Network giurava che la fiera di Parigi si sarebbe svolta regolarmente. Una settimana dopo, causa l’aggravarsi della situazione in Francia, Sial veniva cancellato.

Per questo qualsiasi previsione, per quanto riguarda gli eventi fieristici, appare difficile. Buttando il cuore oltre l’ostacolo e incrociando le dita, penso, credo, spero che si cominci a respirare da marzo in avanti. Verso la fine del mese è stata programmata Marca a Bologna. Si tratta di una fiera snella, realizzata con le catene della Distribuzione moderna. Due giorni di business allo stato puro con pochi incontri, molte pubbliche relazioni e anche qualche trattativa. In questo caso i buyer dovrebbero uscire dalle gabbie dello smart working. Li potremo finalmente vedere in faccia. Si potranno scambiare saluti e opinioni senza l’incubo di Zoom, Meet, Teams o altro ancora.

In aprile avrebbe dovuto essere la volta di Vinitaly. E’ di queste ultimi giorni invece la notizia che l’evento si terrà a fine giugno. Una scelta strategica. Si va verso il bel tempo. Dovremmo essere usciti dal tunnel. I buyer stranieri potrebbero arrivare numerosi. Anche con la promessa di una bella vacanza in Italia. A questo punto aspettiamo le mosse di Prowein. E’ programmata dal 19 al 23 marzo a Dusseldorf. Ma già circolano molte voci su un probabile spostamento in tarda primavera.

Speriamo non a maggio. Qui si concentrano due grandi fiere nazionali (Cibus e Tuttofood) e tre internazionali: Plma, Alimentaria e Sirha. Sulle prime due si è già detto e scritto molto. Per molti la quasi contemporaneità è un gioco al massacro. Che vede coinvolte in prima persona tutte le aziende italiane del settore. La pandemia ha esasperato il conflitto fra i due enti fieristici. Lo ha dilatato. Gli espositori ne hanno le palle piene: con questa lotta fratricida facciamo il gioco delle manifestazioni estere. Noi che vantiamo il cibo più buono al mondo.

Ma forse qualcosa si sta muovendo. L’accelerazione è dovuta all’unione fra Bologna e Rimini. Sponsorizzata da Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna, la diligence, che porterà ad un unico soggetto, procede spedita. Un accordo di massima è già stato raggiunto. E dovrebbe prevedere un 51% a Rimini e il resto a Bologna. Fonti solitamente bene informate parlano poi di poltrone già assegnate. Il presidente dovrebbe diventare Gianpiero Calzolari, amministratore delegato Antonio Bruzzone, direttore generale Corrado Peraboni. Per Lorenzo Cagnoni appare probabile una presidenza onoraria. Nella newco dovrebbe entrare Cassa depositi e prestiti con un esborso di 400 milioni di euro.

A questo punto Parma rimane con il cerino in mano. Esclusa dall’accordo, rischia la marginalizzazione. A meno che si rilanci in un gioco di alleanze strategiche. Due le opzioni: o Verona oppure Milano. Nel secondo caso potrebbe concretizzarsi un’ipotesi che sino a poco tempo fa sembrava fantascienza. Lo auspicano in molti.

Poter contare su un unico soggetto significa creare una panzer division per andare a combattere contro le fiere all’estero. Soprattutto Sial che, dopo quello che è successo, appare molto debole. Comexposium, terzo ente fieristico al mondo e organizzatore proprio di Sial, è in amministrazione controllata e non si sa come ne verrà fuori. Ecco allora che un’unica fiera che raggruppasse tutto il made in Italy avrebbe una forza dirompente sul mercato.

Al di là delle suggestioni, un dato è certo: scordiamoci le fiere con gli affollamenti del passato. In certe ore e in certi giorni ci sono stati eventi in cui si faceva fatica a passare fra i corridoi. Introdurre delle precauzioni, il contingentamento degli ingressi e una serie di rigide disposizioni sanitarie appare l’unico modo per tutelare espositori e visitatori. E per far sì che ritornino i buyer italiani e stranieri.

Non si può rischiare una pandemia 2, la vendetta.

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