Roma – Presentato l’Annual Report 2025 di Valoritalia, che in Italia certifica 219 denominazioni d’origine – pari al 56% della produzione nazionale dei vini di qualità – per un valore di oltre 9 miliardi di euro. “Nonostante il contesto internazionale complesso – ha sottolineato il Dg, Giuseppe Liberatore, “il 2024 si conferma un anno di consolidamento, non brillante ma comunque positivo, con 2,019 miliardi di bottiglie immesse sul mercato, in lieve calo rispetto al 2023 (0,46%) ma in crescita dell’1,4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni”.
Analizzando le diverse categorie, vediamo che le denominazioni a prevalenza vino rosso hanno subito una contrazione del 6,8%, mentre gli spumanti guadagnano un +5%. Per il terzo anno consecutivo le Docg subiscono una perdita (-2,3%), che per le Igt tocca il -6,3%. Le Doc invece, che rappresentano il 58% del valore del vino certificato nel 2024 (pari a 5,35 miliardi), salgono del 2,7%.
“L’elemento più interessante”, si legge nel rapporto, “risulta essere la variabilità della produzione in base alle dimensioni delle denominazioni: più una denominazione è di entità limitata più i volumi tenderebbero a diventare volatili”. Delle 219 denominazioni certificate da Valoritalia, le prime 20 rappresentano l’86% dell’imbottigliato, le prime 40 quasi il 95%, mentre le ultime 139 raggiungono a fatica l’1,4%.
“L’elevato numero di denominazioni determina una forza in termini di rappresentanza ma anche un limite strutturale se non si considerano con sufficiente attenzione gli aspetti organizzativi e dimensionali legati alla rappresentanza dei consorzi”, afferma Francesco Liantonio, presidente di Valoritalia. “Per questo motivo, la riforma volontaria del sistema consortile potrebbe essere oggi la chiave di volta per riportare a unità decisionale le frammentate realtà locali”. Nei primi mesi del 2025 gli imbottigliamenti segnano -3,3%. Un calo imputato alla condizione di incertezza legata ai dazi Usa e alla conseguente prudenza degli operatori statunitensi.