San Francisco (Stati Uniti) – Si è concluso martedì il Fancy Food Show di San Francisco, fiera americana del food&beverage, a cui hanno preso parte oltre 60 aziende italiane. Molte le occasioni di confronto con operatori e importatori, da cui emerge la preoccupazione per il fatto che i dazi del presidente Trump possano essere imposti anche sul 100% del valore del prodotto. E, nonostante l’Italia del food goda di grande credibilità tanto da essere stata nominata country partner dalla Specialty Food Association per entrambe le edizioni del Fancy Food Show 2020, anche in questi giorni non sono mancati atteggiamenti critici da parte statunitense verso la politica della Ue sulle Ig. “In questo senso, conforta sapere che è stata accolta con favore e con commenti distensivi anche da parte statunitense, la missione della scorsa settimana negli Usa del Commissario al Commercio estero della Ue Phil Hogan, stimolato anche da interventi molto determinati del nostro Ministro Teresa Bellanova. Nel contempo una parte degli operatori ha potuto approfittare dei rincari dei prodotti europei per aumentare i prezzi anche dei prodotti locali a danno, evidentemente, di tutti i cittadini statunitensi”, mette in evidenza Cesare Baldrighi (in foto), presidente di Origin, Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche. “Le ritorsioni tariffarie – conclude – sono il peggior modo per affrontare il problema, mentre un tavolo negoziale tra Unione Europea e Stati Uniti darebbe frutti certamente migliori”.
Al Fancy Food Show i dazi preoccupano gli operatori. Il commento di Origin
RepartoGrafico2023-06-16T09:24:06+02:0023 Gennaio 2020 - 09:50|Categorie: Mercato|Tag: dazi, Fancy Food Show, Origin, Usa|
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