Caso Ferrero-Filiera Italia: Prandini fa cose ‘turche’

2023-06-20T10:10:07+02:0020 Dicembre 2019 - 15:20|Categorie: Dolci&Salati, Mercato|Tag: , |

Alba (Cn) – L’uscita di Ferrero da Filiera Italia è di quelle che fanno rumore. L’azienda numero uno del Paese era stata fra i protagonisti della nascita dell’associazione nel 2018. Salutata come un grande passo in avanti nella costituzione di una filiera che mettesse insieme agricoltura, industria e distribuzione. Nel corso del tempo, però, la presenza di Coldiretti è diventata ingombrante. Soprattutto i continui attacchi di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, contro chi trasforma materia prima straniera hanno causato diversi mal di pancia alla dirigenza di Ferrero. L’azienda di Alba, infatti, importa notevoli quantità di prodotti dall’estero, fra cui le nocciole. La sortita di Salvini sulla Nutella e le nocciole della Turchia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma riassumiamo i fatti. 

Nel corso di un comizio che si svolge a Ravenna il 5 dicembre, il segretario della Lega si scaglia contro la Nutella, accusata di utilizzare nocciole turche. Una donna si avvicina al palco e chiede a Salvini se vuole assaggiare la Nutella. L’ex ministro replica: “La Nutella? Ma lo sa signora che ho cambiato? Perché ho scoperto che la Nutella usa nocciole turche, e io preferisco aiutare le aziende che usano prodotti italiani, preferisco mangiare italiano, aiutare gli agricoltori italiani”. La notizia fa subito il giro dei social e in molti fanno notare al segretario della Lega che ‘prima le nocciole italiane’ è uno slogan impossibile, visto che la Ferrero, per fare la Nutella, avrebbe bisogno dell’intera produzione italiana moltiplicata per tre. E non essendoci in Italia abbastanza nocciole, la multinazionale di Alba è obbligata a comprarle in Turchia (che è il primo produttore mondiale). Inoltre, in molti sottolineano il fatto che boicottare la Nutella produrrebbe un danno incalcolabile a un’azienda che primeggia nel mondo, mettendo in pericolo posti di lavoro italianissimi, anzi piemontesi. In Basilicata, poi, da tanti anni Ferrero dà lavoro a circa 400 dipendenti. E per rispondere alla domanda sempre più crescente dei Nutella Biscuits, l’azienda ha pensato alla riorganizzazione dello stabilimento di Balvano, nell’entroterra potentino, l’unico che produce il biscotto tanto desiderato e che fornisce tutti i punti vendita italiani.  

Il giorno successivo alle accuse, Coldiretti diffonde un comunicato stampa in cui si legge quanto segue: “L’importazione di nocciole dalla Turchia in Italia ha superato i 31 milioni di chili nel 2018 nonostante i numerosi allarmi scattati per gli elevati livelli di aflatossine cancerogene. […] Proprio le nocciole provenienti dal Paese si collocano nella top ten dei cibi più pericolosi, secondo una nostra analisi sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta rapido (Rassf) che nel 2018 ha classificato la Turchia al primo posto per numero di allarmi alimentari fatti scattare nella Ue. Le nocciole turche arrivano da un Paese sul quale pende peraltro l’accusa di sfruttamento del lavoro minorile, sulla base della lista stilata per il 2018 dal Dipartimento del lavoro statunitense”. 

Non solo. Ettore Prandini, presidente della confederazione, in un’intervista al Sole 24 Ore rincara la dose: “Il problema vero non è tanto dove Ferrero prenda le proprie nocciole. Quanto il fatto che, quello che resta un importante player dell’industria alimentare italiana, nei propri contratti abbia come punto di riferimento per il prezzo della materia prima le quotazioni della Camera di Commercio di Ankara. Condizioni inaccettabili per i nostri produttori di nocciole”. Affermazioni, queste, che hanno fatto incazzare, e tanto, i dirigenti della multinazionale di Alba. Da qui la decisione di abbandonare Filiera Italia. 

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