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Concordato Vismara: come andrà a finire?

2020-12-04T13:01:19+02:004 Dicembre 2020 - 13:01|Categorie: Carni, Formaggi, Salumi|Tag: , , |

Continua la saga dei Ferrarini. Emerge una nuova proposta nei confronti dei creditori. Sarà decisiva? Lo sapremo solo il prossimo 10 dicembre. 

Ennesimo colpo di scena nella travagliata vicenda del concordato Vismara. In una comunicazione del 1° dicembre 2020, il Commissario Giudiziale Franco Cadoppi ha segnalato ai creditori l’ennesima variazione del regolamento degli Strumenti Finanziari Partecipativi (SFP) adottato in funzione della procedura di concordato. In pratica Vismara (la famiglia Ferrarini) ha ritenuto di migliorare le condizioni per i creditori. Così si legge: “II nuovo testo prevede che gli SFP saranno emessi a fronte di un apporto in denaro (a fondo perduto) effettuato mediante compensazione del 100% dei crediti certi, liquidi ed esigibili vantati nei confronti della società (non più del 20% come prima previsto). E’ stato inoltre prolungato il tempo entro il quale i creditori potranno essere soddisfatti attraverso l’attribuzione del 95% dei dividendi distribuiti: l’arco temporale è stato aumentato dagli attuali 15/20 anni a 30 anni. Vismara ha mantenuto la facoltà di riscattare gli SFP alle stesse condizioni previste dal precedente regolamento: ove tale riscatto avvenga prima che il concordato sia eseguito rispetto agli altri creditori (sostanzialmente entro cinque anni dall’omologa), le risorse necessarie dovranno necessariamente essere esterne, quindi provenienti dal capitale di terzi investitori”.

La proposta è migliorativa. Ma fino a che punto? Cosa sono gli SFP? Lo leggiamo nella relazione dello stesso Commissario per l’adunanza dei creditori, comunicata il 5 ottobre 2020: “La società non assume alcun obbligo giuridico e non assicura affatto ai creditori chirografari che, in futuro, tali SFP potranno trasformarsi effettivamente in denaro o meno”. Di conseguenza: “Credo non possa dubitarsi che il valore economico ragionevolmente attribuibile oggi agli SFP (destinati ad essere assegnati ai chirografi ed ai degradati) tende a zero”. Gli SFP o Strumenti Finanziari Partecipativi sono quindi dei titoli (carta) che la proposta assegna ai creditori chirografi e che dovrebbero rappresentare, via via che maturassero i risultati post concordato, il loro diritto a partecipare ai riparti, sino a percepire la percentuale (oggi il 100%) dei loro crediti. Ma le Sezioni Unite della Cassazione da tempo hanno stabilito che il riconoscimento in favore dei creditori di una sia pur minima consistenza del credito vantato rappresenta l’essenza di un concordato che – altrimenti – è nullo.

Precisato questo, i creditori possono esercitare il proprio diritto di voto fino al prossimo 9 dicembre 2020. Che succederà dunque? L’impressione è che, alla fine, la proposta della famiglia Ferrarini possa prevalere. Lo dice il Commissario che, alla fine della relazione scrive: “… L’alternativa fallimentare in questo momento non porterà ragionevolmente ai creditori vantaggi rispetto alla proposta elaborata da Vismara”. Lo dice il sindacato. In un comunicato Enzo Mesagna della Fai Cisl scrive che la proposta di Ferrarini: “E’ l’unica formalizzata e la sola che può consentire allo stabilimento la continuità produttiva soprattutto per quanto riguarda la salvaguardia dei livelli occupazionali”. Lo conferma l’amministrazione comunale di Casatenovo e altri ancora. Tutto dipenderà però dalla posizione delle banche e dei grandi creditori.

Se dunque la famiglia potrebbe vincere il primo tempo, si prospetta più complicata la partita sul concordato Ferrarini. Qui le proposte sono due. Da una parte la cordata Bonterre/Opas/Hp, supportata dalle banche creditrici, e dall’altra il gruppo Pini e Amco (la finanziaria statale). Spetterà ai creditori decidere quale scegliere. L’appuntamento è fissato per la primavera del prossimo anno. Come cantava Loretta Goggi: “Maledetta primavera”. Ma per chi?

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