Rivaltella (Re) – Il 14 dicembre si avvicina. Per quel giorno il tribunale di Reggio Emilia ha fissato la data per la messa all’asta della villa e dello stabilimento Ferrarini. Difficile capire come andrà a finire. Una cosa è certa: il rischio di uno stallo e l’ombra del fallimento sono ipotesi tutt’altro che campate per aria. Per questo i dipendenti della società emiliana hanno deciso una mobilitazione permanente che sfocerà in una manifestazione di protesta davanti a Banca Intesa, a Milano, fissata per giovedì 2 dicembre. Secondo fonti solitamente attendibili tutto è pronto: i bus sono stati prenotati e nella protesta sono stati coinvolti anche i dipendenti di Lesignano e di Casatenovo (Vismara). Una netta sconfessione della linea sindacale che aveva proposto una protesta davanti al ministero delle finanze a Roma. Sono stati i delegati della Rsu di Cisl e Uil a decidere invece la manifestazione e a coinvolgere il personale. Una presa di posizione che potrebbe arrivare anche alla costituzione di un sindacato autonomo. Alcune domande sorgono però spontanee: ma perché andare a manifestare sotto la sede di una banca che reclama il dovuto (circa 100 milioni di euro da tutte le società del gruppo, 31 milioni solo da Ferrarini Spa) e non sotto la casa della famiglia Ferrarini che vanta debiti per 921 milioni di euro? Chi sono i responsabili del dissesto? Ma soprattutto: dove sono finiti tutti quei soldi?
Crisi Ferrarini/ La marcia su Milano
RepartoGrafico2021-11-29T08:36:30+02:0029 Novembre 2021 - 08:36|Categorie: in evidenza, Salumi|Tag: ferrarini|
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