Londra (Regno Unito) – Il debutto in borsa di Deliveroo, avvenuto lo scorso marzo, è stato un flop. Il peggiore di sempre a Londra, secondo Il Sole 24 Ore. Ha chiuso infatti in calo del 26% rispetto all’iniziale forchetta di collocamento. Affari&Finanza traccia un’analisi delle motivazioni di tale flop. Prima fra tutte, il modello di business del gigante del delivery: i rider, quasi 100mila in tutto il mondo, sono pagati a cottimo, senza welfare, copertura sanitari e altri diritti. Ciò, nonostante il fondatore e Ceo della società, Will Shu, abbia l’abitudine di testare il servizio facendo consegne in incognito. Non solo. Alla base del fallimento dell’Ipo di Deliveroo ci sarebbe lo scetticismo degli investitori rispetto al modello della Gig economy. Ci sarebbe stata infatti una levata di scudi di fondi d’investimento scettici sulla sostenibilità ambientale, sociale e aziendale di Deliveroo. Inoltre c’è chi ritiene che i margini di profitto dell’azienda siano troppo stretti. Senza considerare la presenza sul mercato du due concorrenti come JustEat e UberEats. Un’ultima motivazione risiede nel fatto che Will Shu ha conservato comunque la maggioranza dei diritti di voto, nonostante il numero esigue di azioni in suo possesso: il 6,3%.
Deliveroo: le ragioni del catastrofico esordio in borsa
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