Depurazione acque reflue: in Italia solo il 56% è trattato secondo la direttiva Ue

2022-08-19T11:01:37+02:0019 Agosto 2022 - 10:08|Categorie: in evidenza, Mercato, Tecnologie|Tag: , |

Milano – 3,6 miliardi di euro. Tanto occorrerebbe per migliorare la situazione della depurazione delle acque reflue in Italia, secondo le valutazioni della struttura commissariale per la Depurazione, guidata da Maurizio Giugni. Come riporta Il sole 24 Ore, in Italia solo il 56% delle acque reflue civili e industriali è infatti trattato in conformità con la direttiva europea, a fronte di Paesi (vedi Austria o Germania) che hanno già raggiunto il 100%. Secondo il ministero della Transizione ecologica, al nostro Paese servirebbero circa 740 nuovi depuratori. E sebbene il Pnrr metta a disposizione del settore 600 milioni di euro, il grande nodo resta la pianificazione finanziaria. Autorizzazioni, valutazioni di impatto ambientale, procedure espropriative, gare d’appalto e contenziosi fanno volare i tempi d’attuazione effettivi a oltre 1000 giorni, a fronte di tempi stimati di circa 600 giorni. È la burocrazia all’italiana, che si fa sentire con maggior forza al Sud. Maglia nera, per lungaggini e inefficienza amministrativa nel settore, a Campania, Sicilia e Calabria. Dove spesso a gestire il servizio non sono neanche società ad hoc, ma gli stessi gli uffici comunali. In 342 comuni di queste regioni il servizio di depurazione è totalmente assente. In molti casi i depuratori non funzionano (17% in Sicilia), in altri sono sommersi dalla vegetazione e quindi irraggiungibili. Ad oggi sono circa 18mila gli impianti di depurazione censiti in Italia. La maggior parte localizzata al Nord (Piemonte, Emilia, Lombardia, Veneto).

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