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Fat tax e sugar tax: la Danimarca fa marcia indietro

2012-09-04T09:12:32+02:004 Settembre 2012 - 09:11|Categorie: Mercato|Tag: , , , |

Copenaghen – Il governo danese, che all’inizio del 2012 ha introdotto imposte su birra, vino, cioccolata, bibite gassate, caffè, the e sigarette, fa marcia indietro. Le tassazioni su questi alimenti seguivano la fat tax introdotta nell’ottobre 2011: un incremento di 16 corone, pari a 2 euro circa, per ogni chilo di carne, burro e olio per cucinare con oltre il 2,3% di grassi saturi. Per il 2013, poi, il governo ha pensato di introdurre la sugar tax. Un’imposta necessaria a portare 170 milioni di euro al bilancio pubblico. Ma le cose non sono andate così. E le tassazioni si sono rivelate un fallimento. Gli acquisti di birre e soft drink da parte dei cittadini danesi si sono spostate in Germania, dove è possibile comprare birre danesi non tassate. Uno dei maggiori produttori di burro ha reagito alla fat tax riducendo le dimensioni delle confezioni e ha evitato l’imposta. Sul fronte della futura sugar tax le cose non vanno meglio. A partire dalle difficoltà operative di introduzione: la prima bozza di legge, ad esempio, prevedeva che l’imposta venisse aggiunta a un prodotto in base al suo peso: ciò avrebbe reso molto costosi prodotti come lo yogurt, mentre l’incidenza su prodotti come le torte sarebbe stata minima. (ML)

 

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