Politica e industria chiedono a gran voce un rinvio della normativa Ue sulla deforestazione, che dovrebbe entrare in vigore a fine 2024. Al centro, l’approvvigionamento di molte materie prime agricole. Con il rischio di pesanti conseguenze sul mondo del food.
di Tommaso Tempesti
Continua a suscitare dubbi e perplessità lo European Deforestation-free products Regulation (Eudr), il regolamento che è stato approvato nel maggio 2023 dal Parlamento Ue contenente misure volte a contrastare pratiche che comportano gravi danni a boschi e foreste. Il dibattito si è riaperto proprio in questi giorni, dopo che il ministro dell’Agricoltura, delle foreste e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida si è espresso per un rinvio dell’entrata in vigore della normativa, che dovrebbe diventare effettiva dal 31 dicembre 2024. L’Eudr, infatti, vieterebbe l’immissione nel mercato comunitario e l’esportazione di prodotti che hanno causato deforestazione o degrado forestale dopo il 31 dicembre 2020, oppure che risultano non conformi alla legislazione dei Paesi di origine. Tra questi vale la pena citare l’olio di palma, il caffè, il cacao, la soia, la carne bovina, la gomma, la cellulosa e il legno: tutte materie fondamentali per l’industria, e in particolare quella del food, che non è certo rimasta in silenzio.
Queste le parole del ministro Lollobrigida: “Quel regolamento mette in difficoltà tutto il sistema produttivo, non solo quello della trasformazione dei prodotti derivanti dall’agricoltura ma anche altri”. Ciò non si traduce in un netto rifiuto di qualsiasi regolamentazione; piuttosto, Lollobrigida ha parlato della necessità di un rinvio, “perché l’applicazione di un regolamento, quando non sei pronto, conduce alla creazione di un mercato parallelo, illegale. […] Quindi bisogna fare quel che è possibile, senza lavarsi la coscienza credendo di aver fatto qualcosa che sembra utile ma che invece produce l’effetto opposto”. Associazioni come Anacer, Assitol e Assalzoo hanno subito manifestato la loro approvazione per la posizione espressa dal ministro.
Non soltanto la politica e l’industria italiane, del resto, si sono pronunciate per un rinvio. Almeno 45 Paesi del mondo, tra cui gli Stati Uniti, hanno chiesto un ritardo dell’Eudr. Recentemente, gli ambasciatori di sette nazioni (tra cui Brasile, Ghana e Thailandia) hanno firmato, assieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz, una lettera alla Commissione in cui si definisce il regolamento Ue sulla deforestazione come “intrinsecamente discriminatorio e punitivo”. Complessivamente, i ministri dell’Agricoltura di 20 Paesi membri dell’Ue hanno chiesto revisioni o slittamenti.
Che succede intanto negli uffici dell’Unione Europea? Stando alle ultime notizie, il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, dovrebbe proporre “un rinvio o una soluzione temporanea entro pochi giorni”. È quanto ha spiegato Herbert Dorfmann, eurodeputato e portavoce del Partito popolare europeo (Ppe) per l’agricoltura, il quale ha anche aggiunto che sarebbe opportuno prendere in considerazione la riapertura e la revisione del regolamento. “Nella situazione in cui ci troviamo, l’entrata in vigore è impossibile”, ha affermato. Di altro avviso sono i Socialisti, i Verdi e i liberali di Renew Europe, che vorrebbero che l’attuale calendario fosse rispettato: tutti e tre i gruppi chiedono l’immediata pubblicazione delle linee guida e delle FAQ, così da aiutare le aziende a completare i preparativi per l’attuazione delle norme.
“Il punto è che, tutt’ora, a pochi mesi dell’entrata in vigore del regolamento Ue sulla deforestazione, le aziende non sanno che fare”, spiega Roberto Domaschi, business assurance (Ba) food schemes manager di Sgs Italia, che ci aiuta ad analizzare la situazione. “La stessa Difor (Direzione generale dell’economia montana e delle foreste) e l’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari), che dovrebbero occuparsi dell’attuazione dell’Eudr, potrebbero trovarsi in seria difficoltà, poiché non ci sono le direttive fondamentali per definire il modus operandi e, quindi, le competenze da mettere in gioco. Mancano ancora, infatti, le linee guida e un sistema di benchmarking per classificare i Paesi in base al loro rischio di deforestazione. Niente di tutto questo è ancora arrivato”.