Fileni e il bilancio di sostenibilità, possiamo fare una domanda?

2022-06-10T11:33:51+01:0010 Giugno 2022 - 11:31|Categorie: Carni, Il Graffio, in evidenza|Tag: , |

Di Luigi Rubinelli

È stato pubblicato il bilancio di sostenibilità di Fileni 2021. Ne estrapoliamo alcuni punti per ricavarne un giudizio.

  • Entro il 2023 il 100% delle filiere bio e all’aperto per i brand di proprietà ma anche per tutti i marchi venduti con private label o alla ristorazione rispetteranno i parametri dell’Ecc (European chicken commitment per il benessere animale).
  • Per tutte le nostre filiere convenzionali, entro il 2026, ci impegniamo perché almeno il 20% degli allevamenti sia in linea con gli standard dell’Ecc;
  • Per le linee convenzionali, fornire a tutti i clienti che ne faranno richiesta prodotti conformi agli standard Ecc entro al più tardi il 2026;
  • Collaborare con i nostri clienti per elaborare soluzioni di filiera che consentano il raggiungimento degli standard Ecc in un numero sempre maggiore di allevamenti;
  • Tutti i nuovi capannoni che saranno costruiti dal 2022 verranno progettati con la potenzialità di accasare polli secondo gli standard dell’Ecc.

La promessa di arrivare a coprire il 100% delle filiere bio e all’aperto era già stata fatta nel bilancio 2020 e doveva essere il 2022 l’anno di inizio di rispetto dei parametri Ecc. Spostare di un anno questa promessa non cambia nulla, ovviamente, in mezzo c’è stata la pandemia. Però nel bilancio di sostenibilità bisognerebbe renderlo palese e spiegare il perché a tutti gli stakeholder, giornalisti compresi.

Il bilancio di sostenibilità si muove su questi assi:

  • rigenerazione della terra,
  • rispetto per gli animali,
  • valorizzazione dei lavoratori,
  • promuovere il territorio,
  • ripulire l’atmosfera,
  • sviluppare la comunità,
  • proteggere le persone.

La lettura del bilancio di sostenibilità di Fileni è appassionante e si imparano di diverse cose leggendolo, non solo riguardanti il settore avicolo, ma il contesto generale.

La certificazione è stata affidata a Deloitte che ovviamente sa fare di conto e sa come muoversi nell’ambito economico-finanziario, un po’ meno (il giudizio è personale e nulla toglie al lavoro di Fileni e di Deloitte) forse nell’intricato processo della sostenibilità. Forse bisognerebbe far entrare nella struttura del bilancio altre società di certificazione, specializzate nella sostenibilità e ascoltare i loro giudizi e far emergere il loro lavoro, in profondità. Altrimenti il bilancio appare, per le voci di sostenibilità stretta, un elenco di intenzioni che solo Fileni controlla, soprattutto adesso che è diventata una BCorp, cioè indica una certificazione volontaria ufficiale rilasciata attraverso la misurazione di alcune performance.

 

 

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