Roma – In apertura dei lavori dell’assemblea invernale di Confagricoltura, il presidente dell’associazione Massimiliano Giansanti si è soffermato con la stampa sulle questioni calde di queste settimane di fine anno.
Partiamo subito dalla manifestazione che si terrà il 18 a Bruxelles, a cui avete annunciato la vostra adesione. Per cosa si manifesterà quel giorno?
Si manifesta per l’Europa. Noi agricoltori più di cinquant’anni fa facemmo nascere l’Unione europea. L’armonizzazione delle politiche agricole di quattro Stati membri nel 1957 portò poi alla Costituzione dell’Unione europea dopo cinquant’anni. Quelli che erano i valori fondamentali di allora sono ancora i valori fondamentali di oggi: la politica agricola comune. Oggi è la base della sicurezza alimentare per i cittadini europei. Mettere in discussione la Pac, come è stato fatto negli ultimi mesi, significa mettere in discussione alla base i fondamenti dell’Unione europea ed è il motivo per cui noi stiamo dicendo in maniera chiara e netta che siamo agricoltori europei che credono nell’Unione europea, credono in una politica comunitaria, e siamo fortemente contrari rispetto a qualsiasi ipotesi di rinazionalizzazione delle politiche europee. Questo significherebbe indebolire il quadro europeo, significherebbe certamente non raggiungere più l’autosufficienza e finirebbe per aprire il mercato europeo ad importazioni di prodotti alimentari che arriveranno da tutte le parti del mondo. A Bruxelles chiediamo inoltre semplificazione burocratica, accordi internazionali che non releghino l’agricoltura italiana ed europea a Cenerentola e, come dicevo prima, una forte chiamata all’Europa rispetto alle politiche agricole comunitarie.
Nei panel dell’assemblea di oggi si parla esplicitamente di debolezza dell’Europa. È un tema che denunciate da tempo. Cosa occorre fare per rafforzare la UE?
Oggi i tre elementi che sono alla base dell’Europa sono la sicurezza alimentare, la sicurezza e la difesa dei confini e la sicurezza energetica. Noi come Confagricoltura ormai sono anni che parliamo del ruolo della geopolitica e del futuro della sicurezza alimentare nella geopolitica. Oggi alla base delle politiche che vengono fatte dalle grandi potenze ci sono anche e soprattutto gli investimenti in agricoltura. La Russia, nonostante la politica di aggressione all’Ucraina, sta investendo risorse enormi per rafforzare il suo settore agricolo. Notizia di ieri, per superare le difficoltà del momento legate alle guerre commerciali tra Stati Uniti e Cina, il Presidente Trump ha messo sul tavolo ben 12 miliardi di dollari. Quindi tutti stanno investendo in agricoltura in una fase storica in cui le grandi potenze economiche e politiche investono sull’agricoltura. Noi ci troviamo oggi in un’Europa che al contrario fa passi indietro. Occorre un messaggio forte, chiaro, netto, con una lettura che faremo più tardi dei fatti del mondo proprio per rimarcare la necessità della sicurezza alimentare.
Qual è la richiesta che fate alla politica per il 2026?
Chiediamo una maggiore attenzione a un settore fondamentale dell’economia e della società, che garantisce la stabilità della democrazia europea. Fare l’imprenditore in una grande città è molto semplice, fare l’imprenditore agricolo al di fuori di una città è difficilissimo. Oggi l’agricoltura garantisce non solo produzione di beni primari, ma anche la tutela e la salvaguardia di tutte le aree interne. Per quanto riguarda la Legge di Bilancio, chiediamo che si debbano trovare le risorse per rilanciare il tema dell’innovazione e di agricoltura 4.0. Alcuni anni fa eravamo arrivati ad oltre due miliardi e mezzo di innovazione con il credito d’imposta. Per promuovere ricerca e innovazione ci vogliono risorse economiche aggiuntive. Chiediamo inoltre spazio per poter incrementare la manodopera, stabilizzare la manodopera e rendere competitivo il costo del lavoro in Italia.