Roma – Calano del 6,9% a volume (a 5,6 milioni di ettolitri) gli acquisti di vino in Grande distribuzione nei primi nove mesi del 2022, scendendo anche al di sotto dei livelli pre-Covid. L’equivalente di 55 milioni di bottiglie in meno, secondo le rilevazione Uiv-Ismea su base Nielsen. In calo anche i valori (-3,5%, a 2 miliardi di euro), nonostante il prezzo medio sia cresciuto del 7% nel secondo e nel terzo trimestre. “Ed è proprio questa crescita dei prezzi, dettata esclusivamente da una spinta inflazionistica comunque ancora sottostimata rispetto al reale surplus di costi accusati dalle imprese del vino, che sta zavorrando le vendite”, spiega l’Osservatorio. Calano a volume tutte le tipologie, con i fermi a -7,5% e gli spumanti a -2,2%, “grazie alla crescita in doppia cifra del sempre più significativo segmento degli spumanti secchi ‘low cost’”, si legge.
Tra i fermi, –9,2% i rossi, -6% i bianchi e -3,8% i rosati. I più colpiti d risultano i vini Dop, che chiudono i primi nove mesi a -8,7%, contro il -8,1% per gli Igt, mentre i vini comuni chiudono il saldo a -6%. Cali oltre la media sui volumi di vendita per alcune tra le più importanti denominazioni italiane: il Prosecco (-8,5%), gli spumanti Metodo classico (-10,4%), il Chianti Docg (-11,5%) il Montepulciano d’Abruzzo (-9,7%), la Barbera (-15,9) e i Lambruschi. Performance negative anche per i vini biologici – la cui incidenza a volume è tuttavia di poco superiore all’1% – non solo in termini di bottiglie consumate (-2,3%), ma soprattutto di valore generato (-5,9%), nonostante una limatura dei listini del 4% (5,19 euro al litro). Giù anche l’e-commerce, sia a volume (-15%) sia a valore (-23%, a 34,7 milioni di euro).
“Fino a oggi la filiera è riuscita a tenere per quanto possibile sotto controllo le dinamiche dei prezzi, e va dato atto alla distribuzione di aver fatto la sua parte”, commenta il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti. “Sarebbe più che mai auspicabile mantenere in equilibrio i listini anche nei prossimi mesi, quando il potere di acquisto delle famiglie sarà ulteriormente ridotto a causa di costi energetici, dei beni alimentari e di prima necessità”.