Aumentano a scaffale i prodotti arricchiti con proteine. Dalla pasta al latte, agli snack, fino all’acqua. Ma ne abbiamo veramente bisogno? Oppure si tratta di un trend cavalcato dalle aziende per stare al passo coi tempi? Intervista a Elisabetta Bernardi, specialista in scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista.
“Negli ultimi anni il mercato dei prodotti ad alto contenuto proteico ha registrato un incremento rilevante, con una crescita stimata intorno al 18% in 12 mesi in Italia”. A sottolinearlo è Elisabetta Bernardi, specialista in scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista. Il fenomeno, iniziato qualche anno fa, oggi interessa un ventaglio sempre più ampio di referenze: dal pane alla pasta, dai budini agli yogurt, dai prodotti da forno alle bevande. Fino a includere l’acqua. Qualsiasi tipologia di prodotto può essere potenziata dall’inserimento di proteine. Anche i prodotti che sono naturalmente proteici, come latte, formaggi e salumi, sono stati coinvolti in questa corsa, con l’aggiunta di ulteriori fonti proteiche, oppure – come nel caso dei salumi – optando per tagli di carne più proteici di altri. Ma tutte queste proteine rispondono a una necessità dei consumatori? A volte sì, altre meno. Vediamo come.
Quali sono le ragioni della crescita di questo fenomeno?
Le ragioni sono molteplici. Da un lato, il consumatore associa sempre più spesso le proteine a benessere, energia e controllo del peso. Le diete iperproteiche e low-carb hanno rafforzato questa percezione. Dall’altro, l’industria alimentare ha colto un’opportunità commerciale, ampliando l’offerta con prodotti arricchiti di proteine. Questa evoluzione risponde anche a una crescente attenzione per il fitness e la performance sportiva.
Si può parlare di una reale necessità o è puro trend?
Nella maggior parte degli adulti sani non esiste una reale necessità, la dieta abituale fornisce già quantità adeguate di proteine senza bisogno di arricchimenti. Alcune eccezioni esistono: anziani (per contrastare la sarcopenia, ovvero la perdita di massa muscolare), sportivi ad alta intensità e pazienti in specifiche condizioni cliniche possono trarre beneficio da un apporto superiore. In questi casi, gli alimenti arricchiti possono rappresentare una soluzione pratica. Per la popolazione generale, invece, si tratta per lo più di un trend alimentato dal marketing. Le raccomandazioni più recenti (Oms, Fao, LARN-Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti) sottolineano che la priorità non è aumentare la quota proteica totale, ma riequilibrare le fonti, incrementando quelle vegetali a scapito delle animali.
Qual è il fabbisogno proteico giornaliero?
Si colloca mediamente intorno a 0,9 g/kg/die per l’adulto sano, con un aumento a 1,1 g/kg/die per gli anziani (Larn 2024). Per gli sportivi, in funzione del tipo di attività, si possono raggiungere valori compresi tra 1,4 e 2 g/kg/die. A differenza dei carboidrati e dei grassi, che possono essere accumulati rispettivamente sotto forma di glicogeno e tessuto adiposo, il nostro organismo non possiede veri e propri depositi proteici. Questo significa che le proteine introdotte con l’alimentazione vengono utilizzate nell’immediato e non possono essere immagazzinate in riserva. Studi hanno dimostrato che un apporto di 20–25 g di proteine per pasto stimola in modo ottimale la sintesi proteica muscolare, mentre concentrare le proteine in un unico pasto è meno efficace. Va poi sottolineato che le proteine animali restano più efficienti in termini di biodisponibilità, di digeribilità e di completezza nella composizione amminoacidica ma le fonti vegetali sono da incrementare per salute e ambiente, consumando per esempio almeno 2-3 volte a settimana i legumi.
Quali sono i benefici di una dieta iperproteica?
Le diete iperproteiche aumentano la sazietà, favoriscono la perdita di peso in contesti ipocalorici e contribuiscono al mantenimento o all’aumento della massa magra negli sportivi. Negli anziani possono contrastare la perdita muscolare legata all’età. Tuttavia, tali benefici devono essere contestualizzati.
Che tipo di proteine vengono inserite nei prodotti ‘high protein’?
Nella pasta proteica, vengono impiegate farine di legumi (piselli, ceci, lenticchie) e derivati del grano duro (es. germe deoleato). Negli yogurt high protein prevalgono proteine animali (caseine, whey protein), ma sempre più spesso vengono utilizzate anche proteine vegetali (soia, pisello) per rispondere alla domanda di alternative plant-based. Le bevande proteiche possono contenere isolati del siero del latte, proteine idrolizzate o miscele vegetali (pisello, avena, riso). Nei prodotti da forno e snack si trovano proteine del frumento, dei semi oleosi e combinazioni di legumi.
Quali elementi andrebbero valutati nella scelta di un prodotto ‘high protein’?
Occorre guardare oltre la quantità di proteine. È fondamentale considerare: la matrice alimentare: se è sana di per sé (es. pasta con legumi o yogurt) o se si tratta di uno snack ricco di zuccheri e grassi; la biodisponibilità delle proteine: le proteine animali sono di norma più complete, ma le combinazioni vegetali riescono se ben calibrate a garantire un buon equilibrio aminoacidico; la presenza di nutrienti critici (sodio, zuccheri aggiunti, grassi saturi), che possono compromettere il profilo nutrizionale; la frequenza di consumo: questi prodotti non devono sostituire le fonti proteiche naturali della dieta quotidiana; la sostenibilità della fonte proteica: l’uso di legumi e cereali è più coerente con le nuove raccomandazioni ambientali e salutistiche.