I display sono organizzati per categorie, ma l’attuale layout verticale penalizza brand e prodotti. Qualcuno però lo fa in modo diverso

2025-02-14T14:29:05+01:0017 Febbraio 2025 - 08:40|Categorie: Il Graffio, in evidenza, Retail|Tag: , , , , |

Di Giulio e Luigi Rubinelli

Diciamoci la verità: i display dei punti di vendita sono quasi tutti eguali. Eppure….

Siccome ormai i display (l’allocazione dei prodotti sullo scaffale) rispondono alla logica del category management forse bisognerebbe costruire per i principali prodotti-categorie un display ad hoc, comunque una segmentazione visiva che tenga conto della scala prezzi, certamente, ma dia valore alla categoria stessa e ai brand e ai prodotti che la compongono.

Avevamo segnalato tempo fa, ad esempio, il modo diverso di esporre il miele in Alì (Gruppo Selex) e Conad Adriatico (leggi qui). Conad Adriatico ha costruito addirittura una ‘Mieloteca’ come categoria a sé, con i display illuminati. È un caso di ritorno al valore abbandonando la logica del bisogno fine a sé stesso.

Guardate allora il caso di questo retailer tedesco che ha rivisitato la categoria delle alici e delle sardine in un modo davvero nuovo, cambiando il layout verticale e orizzontale richiamando l’attenzione dei clienti.

 

 

La maggior parte delle scatolette (in genere omogenee fra loro nella forma) sono distribuite su delle assicelle che mostrano molto chiaramente:

  • il brand,
  • il nome del prodotto,
  • le prime indicazioni di contenuto.

Alcune confezioni non inseribili come le altre sull’asticella sono allocate sul ripiano con un ordine variabile in base al contenuto e al brand.

Il display è sollevato da terra per meno di 60 cm (sotto ci sono le cassettiere per le riserve), si sviluppa in altezza per 1,90 mt ed è lungo circa 2 mt.

È ubicato a lato della pescheria, in modo ben visibile e a complemento dell’offerta merceologica.

È uno dei tanti esempi che si possono citare per dare una nuova dimensione all’offerta, centellinando gli spazi ma in modo intelligente, abbandonando non tanto la presentazione massiva quanto abbracciando una nuova teoria del valore espositivo della marca e del prodotto.

Il nome del retailer lo dirò a chi scrive su LinkedIn, sotto l’articolo.

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