Sconti, spot, studi clinici e tanto marketing. È il terreno di scontro fra le due case farmaceutiche. Ma gravitano ancora tante incognite intorno a queste ‘miracolose’ medicine dimagranti.
“Un primo passo gradito alle famiglie americane”. Parole e musica sono del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Ma in riferimento a cosa? Un calo dei prezzi dei beni di largo consumo? Un taglio ai tassi di interesse della Fed? Niente di tutto questo. Joe Biden ringrazia Eli Lilly, produttore del farmaco antiobesità Zepbound, per aver lanciato sul mercato una versione low-cost (si fa per dire…) della sua cura dimagrante. In pratica, la vendita in fialette, invece che nelle pennine per l’auto-iniezione, a ‘soli’ 399 dollari (dose da 2,5 mg), o 529 dollari per la dose maxi da 5 mg. “Meno della metà del prezzo di listino di altri farmaci GLP-1 per l’obesità”, sottolinea la casa farmaceutica. Una dose però che basta per un solo mese. Capirete quindi di che giro d’affari stiamo parlando.
Nella prima puntata del nostro racconto sul ‘Farmaco che fa tremare l’industria del food’ (leggi qui) abbiamo parlato ampiamente di Novo Nordisk, azienda danese che produce Ozempic (antidiabetico) e Wegovy (antiobesità) grazie al principio attivo brevettato del semaglutide che, in quanto agonista del ricettore GLP-1, imita il comportamento degli ormoni che regolano la fame e l’appetito, rallentando il transito intestinale del cibo e prolungando il senso di sazietà. L’americana Eli Lilly, suo principale competitor, ha invece brevettato un principio attivo simile, il tirzepatide, che è alla base dei suoi Zepbound (antiobesità) e Mounjaro (antidiabetico).
Chiarito questo punto, comprenderete la portata della guerra commerciale che le due aziende stanno portando avanti a suon di sconti, nuovi prodotti e campagne di marketing. Lo spot Tv di Wegovy è stato il terzo commercial più visto dagli americani a giugno 2024, con quasi 2 miliardi di visualizzazioni. Fanno meglio solo Burger King e Safelite Autoglass, azienda di riparazione vetri auto. Eli Lilly non resta indietro: a metà agosto il titolo è balzato del 3% in Borsa dopo che nuovi studi clinici hanno dimostrato migliori tassi di dimagrimento del tirzepatide rispetto al semaglutide e una riduzione del 94% del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Non stupisce, quindi, che ora tutti vogliano questa ‘miracolosa’ medicina anticiccia, per lo più al 50% off! Ma è davvero tutto così semplice? Come molti farmaci, anche gli agonisti del ricettore GLP-1 hanno effetti collaterali quali vomito, diarrea o al contrario stitichezza. E per questa ragione è già sbocciata una fiorente industria di pillole e ‘beveroni’ che contrastano simili ‘fastidi’. Alla nausea e al gonfiore si affiancherebbe però un altro inquietante effetto collaterale: un aumento della fertilità anche in donne che assumono regolarmente pillole anticoncezionali. Il fenomeno ha assunto proporzioni tali che negli Stati Uniti già si parla degli ‘Ozempic babies’. Mancano studi clinici in grado di dimostrarlo, ma pare che il rallentamento del transito intestinale coinvolga tutto quello che passa dal cavo orale, quindi cibo ma anche medicinali, che vengono così assorbiti più lentamente, perdendo di efficacia.
Di base, questi farmaci sono così nuovi che il loro impatto sulla salute umana è materia di studio. Un articolo del Corriere pubblicato in questi giorni riporta i consigli della dottoressa Valeria Montani, esperta in malattie endocrine e diabetologia, a una donna che per ragioni mediche deve perdere peso ma che non riesce a stare a dieta. Spiega la dottoressa che il semaglutide, “a un dosaggio di 2,4 mg con un’iniezione una volta la settimana, dopo 52 settimane permette una maggiore riduzione del peso corporeo e ripristino della normo-glicemia”, a fronte però di effetti collaterali come “nausea, vomito, costipazione e, in alcuni pazienti, diarrea, calcolosi della colecisti e pancreatiti lievi”. Aggiunge che il medicinale è indicato per pazienti con indice di massa corporea (quello che calcola il rapporto tra peso e altezza) superiore a 30 o, in caso di patologie concomitanti, di 27. Oltre il 30, viene definita ‘obesità di primo livello’. “Inoltre”, sottolinea ancora Montani, “bisogna pensare che nel momento in cui il soggetto sospende il farmaco tornerà ad aumentare di peso, pertanto il trattamento è previsto a lunghissimo termine”.
Il suo consiglio spassionato è quindi quello di adottare “uno stile di vita adeguato”. Che significa alimentazione controllata e sport. La regola più antica del mondo, insomma. Che però pare essere ancora quella più giusta.