Il ‘pisello verde’ di Farinetti

2020-12-04T14:53:25+02:004 Dicembre 2020 - 14:53|Categorie: Aperture del venerdì, Mercato, Retail|Tag: , |

Green Pea è il terzo progetto imprenditoriale del fondatore di Eataly. 15mila metri quadrati su cinque piani con 66 negozi, un museo, tre ristoranti, una piscina. All’insegna della sostenibilità. Intervista a Francesco Farinetti, presidente e amministratore delegato. 

Un luogo come Green Pea poteva aprire solo durante la più grande pandemia mondiale. In un momento in cui tutti ci siamo fermati a pensare, complice forse anche il lockdown, al delicato rapporto tra uomo e natura. Presentato in anteprima oggi alla stampa, verrà inaugurato il 9 dicembre a Torino, di fianco al primo Eataly aperto nel 2007 al Lingotto. Tutto intorno un polmone verde di oltre 2mila alberi, piante e arbusti. Si tratta del primo Green Retail Park al mondo dedicato al tema del rispetto della Terra e delle generazioni future. 15mila metri quadrati su cinque piani con 66 negozi, un museo, tre ristoranti, una piscina, una spa e perfino un club dedicato all’ozio creativo. Tutto ciò grazie a un investimento di 50 milioni di euro. Ne abbiamo parlato con Francesco Farinetti, presidente e amministratore delegato di Green Pea.

Il riscaldamento globale non è più un dibattito, ma un’emergenza: è scritto anche nella terza pagina del vostro manifesto. Il Pianeta è ormai un malato cronico o può guarire?

Bisogna cambiare prospettiva. Il nostro Pianeta ha cinque miliardi di anni e vivrà ancora a lungo. Il tema non è ‘save the planet’, ma ‘save the Homo sapiens’, ossia la nostra specie. Ci sono già state cinque estinzioni di massa, la nostra sarebbe solo la sesta, tra l’altro quella più breve. Noi con l’Umanesimo abbiamo messo l’uomo al centro dell’universo, ma non siamo gli esseri più importanti: siamo solo lo 0,3% del suo peso corporeo, mentre i batteri rappresentano quasi il 20%.

In un modello sociale basato sui consumi, come si diventa consumatori consapevoli?

E’ un’inversione di tendenza che deve partire dai produttori per poi arrivare ai consumatori. Il primo tema della consapevolezza è la conoscenza. Solo se conosci, diventi consapevole. Con Green Pea vogliamo anticipare quella che vediamo davanti a noi come un’onda enorme di cambiamento delle abitudini di consumo. Da Eataly raccontiamo come la frutta e la verdura è stata coltivata, da Green Pea spieghiamo che, producendo una camicia in cotone biologico, si usano 500 litri d’acqua invece che 2.500.

L’obiettivo di Green Pea è quello di arrivare a dettare degli standard di sostenibilità sociale e ambientale?

Si stanno già producendo quelli che sono gli effetti – uso una parola che non bisognerebbe usare in questo periodo – contagiosi di Green Pea. Nel nostro manifesto sono scritti i valori fondanti del nostro credo. Si tratta della nostra cartina di tornasole, che dobbiamo rileggere tutte le settimane per capire quanto ci stiamo allontanando oppure che cosa è cambiato. Sono 10 anni che lavoriamo all’apertura di Green Pea anche se Greta Thunberg ha fatto il suo primo sciopero il 20 agosto 2018, solo poco più di due anni fa.

Quale sarà lo sviluppo internazionale di Green Pea?

Green Pea è nato per essere un progetto internazionale, fin dalla sua prima idea di format con mio padre Oscar e con Roberto Orecchia, fashion brand director. L’orgoglio per il made in Italy è molto più forte all’estero che nel nostro Paese. In pochi lo sanno, ma siamo la prima nazione al mondo per il recupero del legno e la prima in Europa per quello della plastica, ben il 93%. Chi viaggia per il mondo sa che il Belpaese è famoso per le tre ‘f’: food, fashion e furniture. L’88% del design mondiale è italiano. Abbiamo già accordi con i più grandi landlords internazionali che non vedono l’ora di avere dei nuovi luoghi di vendita. Vi ricordate che esistono ancora i negozi dove si toccano i prodotti, si incrociano sorrisi e si incontrano persone? Luoghi che bisogna salvaguardare perché favoriscono le relazioni umane e sono posti di lavoro qualificati. Per evitare che la gente compri sugli e-commerce direttamente dal divano, è fondamentale creare dei luoghi esperienziali di retail. Green Pea non vende online perché i suoi prodotti sono da vedere e da toccare.

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