Il talento della Svizzera nella difesa del cioccolato

2017-06-12T11:57:46+01:0012 Giugno 2017 - 09:15|Categorie: Dolci&Salati|Tag: , , , , |

Berna (Svizzera) – La Svizzera ‘raggira’ abilmente alcune restrizioni imposte dall’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). In un articolo su swissinfo.ch, Peter Siegenthaler spiega come il Paese, guadagnando molto di più con l’esportazione dei propri prodotti, si impegna per rimuovere le barriere doganali ma, al tempo stesso, difende le proprie produzioni con tariffe e sussidi. Tanto da essersi spesso esposto alle critiche dell’Omc, pur riuscendo a evitare denunce. Ad esempio, la ‘Legge sul cioccolato’ prevede che lo Stato versi quasi 100 milioni di franchi all’anno agli esportatori di prodotti agricoli, per aiutarli a compensare la differenza tra i prezzi svizzeri del latte e dei cereali rispetto a quelli internazionali. L’Accordo sull’agricoltura dell’Omc, però, prevede che entro tre anni venga abolito qualsiasi sostegno per le esportazioni. La Confederazione ha ufficialmente espresso la volontà di sopprimere queste sovvenzioni, ma senza aiuti statali molti esportatori potrebbero dislocare le proprie attività all’estero. Il governo ha quindi studiato una soluzione per salvare capra e cavoli. Le sovvenzioni sarebbero versate direttamente ai contadini, che riceverebbero 70 milioni di franchi all’anno, oltre a un contributo di 3 centesimi per chilo di latte e di cereali. Per mantenere prezzi concorrenziali sui prodotti di base, esportatori e contadini dovrebbero concordare privatamente in che modo finanziare la differenza tra i prezzi del mercato interno e quelli applicati a livello internazionale. La proposta è già stata oggetto di critiche, dato che le sovvenzioni non verrebbero soppresse, ma soltanto versate attraverso nuovi canali. In teoria i contadini sono liberi di decidere se riversare o meno le sovvenzioni statali agli esportatori. Nella pratica non dispongono però di alternative. Circa l’80% dei produttori di latte sono membri delle associazioni di categoria e devono quindi attenersi agli accordi presi dal ramo. Secondo gli esperti, però, la Svizzera non ha da temere: nessun Paese avrebbe interesse a sporgere denuncia, alquanto onerosa, per non guastare i rapporti commerciali.

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