La crisi dell’elettronica ferma le imprese della meccanica strumentale

2022-06-24T10:28:12+02:0024 Giugno 2022 - 10:28|Categorie: in evidenza, Tecnologie|Tag: , , , , |

Milano – A mancare non sono le commesse, ma i componenti. E l’assenza anche solo di una scheda o di un inverter dal valore di 100 o 200 euro sta mettendo in crisi le aziende italiane della meccanica strumentale. Il fenomeno, in atto dal 2021, sta diventando quasi strutturale, con ritardi nei tempi di consegna che raggiungono i 12 mesi per i sistemi più complessi. E con pesanti ripercussioni di natura pratica – l’affitto dei capannoni per posizionare le macchine pronte o la riprogrammazione della logistica – e finanziaria, come il crollo dei margini e la crisi di liquidità per mancati incassi. “Siamo in attesa di materiale ordinato nel febbraio 2021, ma ormai i grandi fornitori non danno più la data di consegna”, spiega a Il Sole 24 Ore Davide Passoni, Ad della Sir Robotics di Modena, che produce integratori di robotica per svariati settori industriali. “In giro per il mondo troviamo il materiale a 10-20 volte il prezzo normale. Ma se in una macchina ho 100 schede e le devo pagare 250mila euro invece di 25mila, ho azzerato il margine”. “Non facciamoci illusioni”, aggiunge Riccardo Cavanna, presidente della Cavanna di Prato Sesia (No), specialista nel food packaging, “questa situazione continuerà fino al 2024. Bisogna lavorare per adattare i nostri software interni e consolidare la struttura finanziaria dell’impresa. L’erosione dei margini potrebbe metter il settore in crisi di liquidità e patrimoniale”.

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