Di Luigi Rubinelli
Decathlon ha da sempre un posizionamento invidiabile e attuale.
Il cartello qui sotto è stato fotografato nel Decathlon di Cascina-Navacchio, in provincia di Pisa.
Indica alcuni comportamenti che si possono cercare nella filosofia e nel punto di vendita:
- scegliere un prodotto ecoideato
- riusare approfittando del Trocathlon che permette di vendere i prodotti usati,
- ridurre l’impatto ambientale con l’affitto di una serie di prodotti,
- riparare il proprio acquisto utilizzando i laboratori nel punto di vendita.
È, di fatto, un manifesto della sostenibilità applicata al vivere quotidiano, un posizionamento invidiabile, che fa riflettere.
Poi esci dal negozio e i concetti di sostenibilità sono un po’ compromessi. La temperatura esterna alle 16 di un pomeriggio di luglio è 34°C. L’auto è parcheggiata al sole, ovviamente.
Gli alberi che dovrebbero fare ombra non sono mai cresciuti e non si sa come abbiano fatto a crescere in mezzo a una landa di asfalto. Sono dei mozziconi verdi, come accade in molti negozi della Gdo e negli specializzati, come in questo caso.
Ma qui siamo in Decathlon, un campione della sostenibilità. Possibile che il direttore e gli ispettori e l’amministratore delegato non si accorgano di una simile anomalia? La sostenibilità vale solo all’interno del negozio e non all’esterno? E’ un contraltare impietoso, non trovate?
E’ vero che gli alberi di alto fusto generano radici che scardinano la pavimentazione, ma al loro posto, allora, è meglio installare delle tettoie per non permettere il surriscaldamento dell’auto in giornate maledettamente calde come quelle di questi giorni.
Detta in soldoni: la poesia di Decathlon muore arroventata nel parcheggio.