Bologna – I prodotti a marchio del distributore rappresentano oggi quasi il 32% di quelli acquistati dagli italiani tra gli scaffali della distribuzione moderna. Con una quota di mercato in aumento di 3,5 punti percentuali negli ultimi cinque anni (dal 2019 al 2024). E hanno generato nel 2024 un fatturato di 26 miliardi di euro, in aumento del +2,4% sul 2023 e del +35,4% rispetto al 2019. Questi i dati del rapporto ‘Il ruolo guida della Distribuzione moderna e della Marca del distributore per la transizione sostenibile della filiera agroalimentare’ a cura di Teha (The European House – Ambrosetti), presentato oggi durante l’incontro di apertura di Marca by BolognaFiere.
Stando al rapporto, il nostro Paese sta progressivamente riducendo la distanza con la media europea, che oggi è pari al 35,8% di prodotti Mdd sul totale e in aumento dello 0,5% nell’ultimo anno, posizionandosi all’11esimo posto. I tre principali paesi europei per quota di mercato dei prodotti Mdd sono: Svizzera (52,3% di quota di mercato), Spagna (45,6%) e Paesi Bassi (45,2%).
Dalla ricerca emerge con chiarezza come la marca del distributore sia sempre più una leva fondamentale per la crescita sostenibile dell’intero settore della distribuzione moderna e delle aziende che ne fanno parte: dal 2015 al 2023, le imprese con oltre l’80% di fatturato legato all’Mdd hanno avuto un incremento medio del giro d’affari dell’8,5%. I prodotti a marchio hanno, inoltre, contribuito a far risparmiare alle famiglie italiane quasi 20 miliardi di euro tra il 2020 e il 2024, favorendo l’accesso a prodotti alimentari sani a prezzi contenuti.
“La transizione sostenibile è il cuore della nostra visione per il futuro del Paese”, ha dichiarato Mauro Lusetti, Presidente Adm. “Guardiamo al futuro con la consapevolezza che la sostenibilità, nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale, debba essere integrata con l’innovazione tecnologica, in un processo che continui a generare efficienza, a offrire maggiore servizio ai clienti e a generare un impatto positivo sul sistema economico e sociale”. Gli ha fatto eco Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy: “Da un lato i prodotti a marchio aiutano le famiglie a contenere i costi senza rinunciare alla qualità e dall’altro sostengono e valorizzano le nostre filiere, che sono l’elemento fondamentale del sistema produttivo italiano e il cuore del made in Italy. Il tutto nell’ottica della transizione sostenibile da un punto di vista economico, sociale e ambientale”.