L’irrompere delle nuove tecnologie, l’importanza di una formazione continua, il rapporto con la scuola. Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali in un’intervista a tutto campo.
Di Angelo Frigerio
Stiamo entrando in una nuova era del lavoro: intelligenza artificiale, nuovi equilibri internazionali, declino demografico in occidente e spinta migratoria dal ‘sud del mondo’. Quali sono le principali sfide dei prossimi anni?
Quelle che ha elencato sono nell’agenda dei governi di tutti i Paesi industrializzati e, non a caso, sono state centrali nel G7 Lavoro e Occupazione di Cagliari. Insieme alla questione di come promuovere la formazione e l’aggiornamento delle competenze. Dobbiamo saper affrontare questo cambiamento di fase affermando la centralità della persona nel sistema economico, promuovendo e completando la transizione verso un modello di sviluppo sostenibile in cui l’etica del lavoro torni a essere determinante. In questo modo possiamo affrontare le diverse sfide delineando un sistema in grado di comporre e risolvere le diverse questioni in campo: rafforzare le competenze anche per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, così da gestire il calo demografico e creare spazi per sostenere una ripresa della natalità; promuovere un’immigrazione qualificata, preparata sulla base della domanda espressa dalle nostre aziende, così da gestire la spinta migratoria; valorizzare l’intelligenza artificiale mettendola al servizio del fattore umano e delle esigenze della persona.
L’avvento delle nuove tecnologie e l’allungamento della vita lavorativa stanno portando a metodi di lavoro del tutto nuovi. Come le imprese possono fornire un’adeguata formazione?
Proprio in questi giorni stiamo procedendo con decreto e avviso per la terza edizione del Fondo Nuove Competenze, che è dedicato ad accompagnare i processi di transizione digitale ed ecologica dei datori di lavoro e favorire nuova occupazione. Sono 730 milioni di euro, integrabili, a sostegno delle aziende che investono nella formazione continua dei propri lavoratori. Come dicevo, le competenze sono il motore del futuro. Per questo abbiamo previsto strumenti innovativi e vantaggiosi: si estende il beneficio anche ai lavoratori stagionali e ai disoccupati selezionati per l’assunzione e si mantiene a carico del fondo il costo orario delle ore dedicate alla formazione. Al G7 Lavoro e Occupazione la strategia condivisa ha quindi incluso diversi elementi. Uno di questi è la formazione per i disoccupati, che contiene pure una quota obbligatoria di aggiornamento digitale. L’altro ambito è quello del rafforzamento delle competenze per gli occupati, in cui è fondamentale il ruolo della bilateralità e che proprio nel Fondo Nuove Competenze ha il suo ganglio centrale. Nei mesi scorsi, con uno specifico decreto, abbiamo poi introdotto i criteri per la validazione e certificazione della formazione aziendale. Un intervento che è pregiudiziale all’introduzione di forme di incentivazione strutturale al ricorso alla formazione.
Quali sono i progetti del suo ministero per facilitare il rapporto tra scuole e imprese?
Sono moltissimi. Dobbiamo continuare sulla strada che porta le imprese a dialogare con il sistema scolastico e formativo non solo come interlocutori per i percorsi di tirocinio o di formazione per l’inserimento al lavoro, ma anche come partner per la progettazione dei percorsi formativi. Lo abbiamo fatto con il sistema degli Its e nella promozione, anche grazie al Pnrr, della formazione in sistema duale e dell’apprendistato formativo. In questo senso dobbiamo rivedere le caratteristiche dell’apprendistato, per poterlo ripensare come ponte tra scuola, formazione e lavoro. È infatti giunto il momento di rivedere istituti nati in un’altra fase economica. Inoltre occorre sfruttare le potenzialità che la tecnologia ci fornisce per avere i dati utili per una progettazione ampia delle politiche che metta in relazione orientamento, formazione, lavoro. Lo stiamo facendo con la piattaforma Siisl che, aggregando le informazioni provenienti da banche dati prima autonome, ha come obiettivo finale la riduzione della distanza tra domanda e offerta di lavoro e formazione, la valorizzazione delle buone prassi e l’analisi, anche territoriale, delle competenze presenti e cercate dal mondo del lavoro.
Per gentile concessione di Cdo Magazine