Nasce Unione Italiana Food. Perchè?

2017-03-24T14:28:09+02:0024 Marzo 2017 - 14:28|Categorie: Mercato|Tag: , , , , , , |

Martedì 28 marzo, a Milano, verrà presentata ufficialmente alla stampa Unione Italiana Food. Che, come si legge nella presentazione, sarà: “Una nuova associazione di categoria, nata per valorizzare e tutelare alcuni fra i prodotti simbolo dell’alimentare italiano”. A spiegare il nuovo soggetto: Paolo Barilla, presidente di Aidepi e Marco Lavazza, presidente di Aiipa. Unione Italiana Food nasce dunque all’interno della grande riforma di Confindustria, che prevede fusioni e accorpamenti per migliorare e semplificare la vita dell’associazione. Si tratta della cosiddetta riforma Pesenti, dal nome del suo ideatore, varata nel 2014 per consegnare al sistema: “Una struttura più snella, più efficace, meno costosa”.

I protagonisti saranno dunque Aidepi, nata nel 2010 dalla fusione di Aidi (industrie dolciarie) e Unipi (produttori di pasta), e Aiipa. Quest’ultima è una realtà composita a cui aderiscono aziende che producono baby food, integratori, caffè, surgelati, prodotti vegetali, tè, spezie, patatine, miele e altro ancora. Circa 300 aziende che, unite alle 130 del comparto dolciario, costituiscono una massa critica importante e strategica. Nel corso della conferenza stampa verranno spiegati: “I compiti istituzionali e il peso che questo nuovo soggetto avrà nel panorama dell’industria agroalimentare italiana”.

Sin qui la notizia. Ci sia concessa qualche osservazione in merito. In primo luogo la domanda che ci si pone è: “Ma dove vogliono arrivare questi?”. Indubbiamente la strategia dell’accorpamento – che prevede, fra l’altro, la fusione delle due associazioni in un percorso a medio termine – tende a semplificare e ridurre i costi per le aziende associate. Alcune addirittura sono presenti in entrambe le associazioni e pagano doppio.

Non solo: Unione Italiana Food intende contare di più e meglio sui tavoli strategici. Oggi appannaggio di altri settori, quali quello delle carni e del caseario. La politica, sia italiana sia europea, sarà dunque nel mirino della neonata associazione al fine di portare avanti quelle istanze fino a oggi poco tenute in considerazione. E’ di questi giorni, tanto per fare un esempio, la polemica sul semaforo, ovvero il sistema di etichettatura nutrizionale dei cibi. Da una parte ci sono sei multinazionali, Mars, Mondelez, Nestlè, Unilever, Coca Cola e Pepsico, favorevoli a un miglioramento del sistema a semaforo già adottato nel Regno Unito e in Irlanda. Dall’altra Federalimentare che, per bocca del suo presidente, Luigi Scordamaglia, si è detta nettamente contraria, sostenuta anche dal ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, che ha dichiarato: “Il sistema semaforo non promuove una dieta sana e un equilibrio nello stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi”. Ora, vorrà dire qualcosa che nella prossima Unione Italiana Food siano presenti e in prima linea le prime quattro multinazionali di cui sopra?

Sullo sfondo domina poi un altro interrogativo: quanto dura Ferrero in Aidepi? Il colosso di Alba (Cn) non ha digerito per nulla il dietrofront di Barilla sull’olio di palma. E ha iniziato una battaglia commerciale contro la società di Parma con il lancio di Nutella Biscuits, un biscotto farcito di Nutella – attacco diretto e frontale ai Baiocchi (marchio Mulino Bianco) e ai Ringo (marchio Pavesi) – e delle brioches Ferrero, realizzate nel nuovo stabilimento di Melegatti a San Martino Buon Albergo, in provincia di Verona. Uno scontro tutto sugli scaffali e sui mezzi di comunicazione. Che potrebbe avere anche delle conseguenze a livello associativo.

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