Venezia – La campagna olearia 2024 del Veneto si è chiusa con una buona quantità di olive e una buona qualità. Ma le rese sono state bassissime.
“Le rese quest’anno sono state attorno al 10% di media, lontane dalle medie del 15% di altri anni”, fa sapere Leonardo Granata (nella foto), presidente degli olivicoltori di Confagricoltura Veneto. “Abbiamo pagato il frantoio in proporzione alle buone quantità di olive raccolte, decisamente superiori rispetto al 2023, ma abbiamo portato a casa poco olio, tanto che la sproporzione tra costi di produzione e introiti ci consentirà di conseguire una redditività appena sufficiente a coprire i costi di gestione”. Granata spiega che le rese così basse sono dovute, molto probabilmente, al cambiamento delle temperature all’inizio di settembre, a cui hanno fatto seguito piogge abbondanti, che hanno bloccato la maturazione dell’oliva.
“È difficile che i produttori continuino a investire in questo settore. Confagricoltura ha quindi presentato un documento alla Regione Veneto in cui vengono chiesti interventi mirati per la salvaguardia degli oliveti, soprattutto in aree peculiari come quelle venete in cui non solo disponiamo di oli di altissima gamma, ma nelle quali l’oliveto assume un valore aggiunto in termini di tutela dell’ambiente. E quindi anche in termini di turismo. Pensiamo al lago di Garda, alla collina veronese, ai Colli Euganei e Berici e a tutta la fascia pedemontana”. Confagricoltura, nel frattempo, ha intessuto una collaborazione con le Università di Verona e Padova per studiare soluzioni e mettere a punto cultivar che possano reggere meglio i cambiamenti climatici in corso.
Secondo i dati 2023 di Veneto Agricoltura, la superficie coltivata a olivo in produzione si è portata a 4.893 ettari (+0,1%). Il 72% delle piante si torva nel Veronese, a cui seguono Vicenza, Treviso e Padova.