Parma – Nel 2024 il numero di Stati europei interessati dalla Peste suina è diminuito per la prima volta dal 2014, passando da 14 a 13, con la Svezia ora indenne dalla malattia e nessun nuovo Paese che abbia segnalato infezioni. A rilevarlo è il report dell’Efsa ‘Epidemiological analysis of African swine fever in the European Union during 2024‘ (clicca qui per leggere l’analisi completa).
Sebbene il numero complessivo di focolai tra i suini domestici nell’Unione sia diminuito dell’83% rispetto al 2023 (da 1.929 a 333), in Italia il numero di focolai è aumentato da 16 a 31, con una concentrazione geografica nel Nord-Ovest del paese. Questa crescita ha riguardato in particolare gli allevamenti di medie e grandi dimensioni: due dei focolai si sono verificati in stabilimenti con oltre 10mila suini.
Nel complesso, il 78% dei focolai in Europa ha interessato piccoli allevamenti (meno di 100 suini), ma l’Italia, insieme alla Polonia, ha registrato un incremento negli stabilimenti con oltre 100 animali, in controtendenza con il resto dell’Unione. Il picco stagionale degli eventi infettivi in Italia è stato osservato tra luglio e settembre, coerente con il trend europeo, dove il 51% dei focolai si è verificato in questo periodo.
Tra i suini domestici, il 79,4% dei focolai in Ue è stato rilevato tramite sorveglianza passiva basata su sospetti clinici, il 6,4% tramite tracciamento dei contatti da allevamenti colpiti e il 14,4% attraverso test sistematici sui suini morti (sorveglianza passiva rafforzata). Quest’ultima ha permesso di individuare il 6,5% dei focolai in allevamenti con meno di 1.000 suini e il 68,4% in quelli con 1.000 o più capi. Nessun focolaio, spiega sempre il report, è stato rilevato mediante sorveglianza attiva su suini sani al macello, prima del movimento o selezionati casualmente negli allevamenti.
In Italia sono anche state introdotte misure supplementari rispetto alla normativa europea, come il test settimanale di due suini morti per ogni allevamento da ingrasso, il test di tutte le scrofe e verri morti nei centri di riproduzione, e una sorveglianza intensiva in Lombardia.
Per quanto riguarda i cinghiali, l’Italia ha notificato 1.205 focolai nel 2024, posizionandosi al secondo posto dopo la Polonia. I casi sono concentrati nelle regioni settentrionali, con un picco invernale dei casi rilevati tramite sorveglianza passiva (cinghiali trovati morti), coerente con i dati di Ungheria, Slovacchia e Polonia. La prevalenza di positività nei cinghiali trovati morti è risultata molto più elevata rispetto a quelli abbattuti durante la caccia: circa il 29% contro lo 0,4%, evidenziando l’importanza della ricerca attiva di carcasse.
Infine, la zona di restrizione per Psa in Italia è aumentata nel 2024, contribuendo all’estensione complessiva delle zone II + III in Europa (+1,9%). L’incidenza della malattia ha mostrato un incremento significativo nelle regioni settentrionali italiane, suggerendo una diffusione ancora attiva del virus, in particolare nel comparto selvatico, che rappresenta una minaccia persistente per gli allevamenti domestici.