Plastica monouso, in Gdo proliferano gli ‘pseudo-riutilizzabili’. L’allarme di Assobioplastiche: “Necessario un tavolo tecnico”

Milano – Piatti, bicchieri e posate in plastica che vengono venduti come adatti a essere utilizzati più di una volta, ma che in realtà spesso vengono buttati subito dopo il primo utilizzo. Questi prodotti, definiti  ‘pseudo-riutilizzabili’ o ‘falsi riutilizzabili’, proliferano sugli scaffali dei supermercati da quando è stata recepita anche in Italia nel gennaio 2022 la direttiva Ue sulle plastiche monouso, la cosiddetta Sup. Che ha messo al bando cannucce, aste per palloncini, posate, ma anche piatti e contenitori single-use in plastica, promuovendo i sostituti biodegradabili e compostabili.

Ma qual è la differenza tra i monouso tradizionali e gli pseudo-riutilizzabili? “Questi ultimi sono prodotti realizzati in plastica tradizionale che sono vietati dalle norme sul monouso ma che invece continuano a essere commercializzati semplicemente perché autodichiarati come ‘riutilizzabili’ mentre continuano a mancare specifici parametri tecnici per poter definire riutilizzabile un prodotto”, ha denunciato Assobioplastiche, l’Associazione Italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili. Che chiesto a gran voce al Governo un tavolo tecnico di lavoro. “Il dl 196/2021 con cui l’Italia ha recepito la Sup non ha dato una definizione di ‘riutilizzabile’. La richiesta è quindi quella di maggiori controlli e di una definizione condivisa di che cosa sia effettivamente riutilizzabile o no”.

Un tema a cui Tv7 ha dedicato un reportage di approfondimento a firma Valeria Cucchiaroni: “C’è molto malumore nelle aziende che per rimanere sul mercato hanno investito in maniera significativa per cambiare i cicli produttivi, convertendosi alla produzione di bioplastica. Di cui l’Italia è uno dei maggiori produttori in Europa con 120mila tonnellate all’anno. Un settore che è cresciuto in modo esponenziale dal 2018 al 2023, quando ha registrato una perdita improvvisa del 30%. Il motivo? Il ritorno della plastica monouso tradizionale messa al bando dalla direttiva Sup”. “Sul tema del riutilizzo di questi contenitori si danno scarsissime informazioni”, ha concluso ai microfoni di Tv7 il responsabile scientifico di Legambiente Andrea Minutolo, “non c’è scritto quante volte possono essere lavati e a che temperatura possono essere scaldati in microonde, ad esempio. Difficile anche capire dove gettare tali prodotti, errori che possono portare a costi aggiuntivi sullo smaltimento e quindi gravare sulle spalle dei cittadini”.

 

 

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