Sardegna (28), Assolatte: “Avevamo chiesto lo stop immediato delle agitazioni. E invece le proteste continuano”

2019-02-22T15:20:33+01:0022 Febbraio 2019 - 15:20|Categorie: Formaggi|Tag: , |

Milano – Non ci sta l’industria casearia a recitare il ruolo del cattivo invitato a calarsi le braghe, a dispetto del mercato e di ogni altra evidenza, per consentire a ministri pasticcioni e poco competenti di fare campagna elettorale per regionali ed europee, scompaginando un mercato già difficile e avallando l’idea che si possano imporre prezzi di stato. Tanto più con le industrie di trasformazione sarde che si trovano ancora impossibilitate a riprendere la normale attività produttiva, a causa delle proteste dei pastori. Alla riunione romana di ieri (leggi qui), convocata dal ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, Assolatte ha espresso una posizione ferma, ben lontana dai toni propagandistici che si sono letti in queste settimane intorno alla vicenda. Al ministero gli industriali sardi hanno mandato, in rappresentata, la propria associazione di categoria, nella persona del direttore di Assolatte, Massimo Forino. Che è stato subito chiarissimo: “Siamo qui solo per rispetto istituzionale. Per noi la trattativa si è chiusa con l’incontro durissimo che si è svolto a Cagliari, dove gli industriali, con un grande senso di responsabilità, hanno fatto un ulteriore sforzo proponendo un acconto del 20% superiore alla proposta iniziale (72 centesimi, ndr). Questo nostro sforzo corrisponde a 25 milioni in più di costo industriale, senza alcuna garanzia di ritorni dell’investimento. Ciononostante lo abbiamo fatto nella consapevolezza che il mercato non si governa con le certezze. A fronte di ciò avevamo chiesto lo stop immediato delle agitazioni e invece le proteste continuano. Oggi siamo venuti qui per parlare di interventi strutturali, di tempi e misure che in futuro potranno limitare le oscillazioni sul mercato”. La posizione di Assolatte, d’altronde, era già stata annunciata al ministro il giorno prima, 20 febbraio, con una missiva. Nella quale si legge che i pastori “si erano impegnati a interrompere qualunque forma di agitazione, permettendo alle nostre aziende di riprendere la raccolta e l’attività di trasformazione e vendita dei prodotti. Avremmo così potuto dare certezze ai pastori e ai nostri dipendenti, da troppi giorni impossibilitati a lavorare. Ma così purtroppo non è stato”. Al tavolo spiccavano diverse assenze, a cominciare da quella dei tre consorzi di tutela – Fiore Sardo, Pecorino Romano, Pecorino Sardo – cui si aggiungono Federdistribuzione e Federalimentare. La vicenda resta quindi in alto mare, complicata dagli improvvidi interventi di un governo che continua a gettare benzina sul fuoco della protesta, alimentando una situazione che rischia di degenerare sempre di più, con conseguenze molto serie.

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