Barcellona (Spagna) – La situazione peste suina in Spagna resta complicata. Dopo i primi casi del 26 novembre (leggi qui), infatti, i cinghiali positivi al virus sono saliti a 13, tanto che la generalitat della Catalogna, in accordo con la Commissione Ue, ha adottato misure di contenimento con restrizioni simili a quelle presenti negli altri paesi europei. La Catalogna ha anche dichiarato lo stato di emergenza. Nel perimetro circostante alla zona dei due primi casi è stata definita una fascia di controllo di 20 Km, che include il Parco Naturale della Collserola.
Tra gli effetti della presenza del virus, spiega il sito L’indipendente, si rileva il blocco delle esportazioni di salumi e carni suine verso oltre 40 paesi, tra cui Russia, Brasile, Stati Uniti, Messico e Giappone. La Cina, principale importatore di prodotti spagnoli derivati dal suino, continua a mantenere gli accordi commerciali e applica restrizioni solo ai prodotti provenienti dalla provincia di Barcellona.
Altra conseguenza è il calo drastico del prezzo del suino spagnolo, legato a un eccesso di offerta: il valore all’ingrosso ha raggiunto la cifra di 1,04 euro al chilo, avvicinandosi pericolosamente alla soglia psicologica di un euro/Kg (leggi qui). Il settore dell’allevamento spagnolo stima una perdita economica media di 31 milioni di euro, che si sommano ai 30 milioni già persi dal ritrovamento dei cinghiali infetti. Inoltre, riporta L’indipendente, negli ultimi giorni 458 persone impiegate nei macelli dell’area hanno subito una sospensione del contratto di lavoro da parte di Grupo Jorge, azienda di carni dell’Aragona.