Tavolo di crisi sul riciclo plastica, Assorimap al Mimit: “Dal 2022 le nostre imprese hanno perso il 30% del fatturato”

2025-10-24T14:26:12+02:0024 Ottobre 2025 - 14:26|Categorie: Mercato, Tecnologie|Tag: , , , , |

Roma – Ieri, al Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit), le imprese del riciclo della plastica “hanno portato dati incontrovertibili che fotografano l’emergenza nazionale della filiera”, ha sottolineato Assorimap, l’associazione italiana riciclatori e rigeneratori di materie plastiche. Che, a inizio mese, aveva preso parte insieme alle altre associazioni di categoria al primo tavolo di crisi convocato dal Mase (approfondisci qui).

Nel suo intervento al Mimit, ripreso in un articolo de Il Sole 24 Ore di oggi, il presidente di Assorimap Walter Regis ha lanciato l’allarme: “Le nostre imprese stanno soffrendo e continuano a produrre perché credono negli obiettivi di decarbonizzazione che l’Europa si è data. Ma dal 2022 hanno perso il 30% del fatturato. E se andiamo a vedere gli utili del riciclo della plastica, togliendo tutte le attività integrate, troviamo numeri inquietanti: 155 milioni nel 2022, 6 milioni nel 2023, probabilmente zero nel 2025”.

A gravare sulla filiera nazionale, l’impennata dei costi energetici oltre alla concorrenza di prodotti extra-Ue più convenienti. “Il costo di produzione della materia prima seconda in Italia, spinto dall’energia, è triplicato rispetto a Turchia e Cina ed è cinque volte superiore rispetto al Vietnam. Il prezzo di mercato del Pet riciclato oggi è di 1.400-1.500 euro alla tonnellata. Contro gli 8-900 euro di quello vergine prodotto in Europa e i 500 di quello vergine asiatico. Non è competitivo”, ha ribadito Regis, come riporta il quotidiano di Confindustria.

Ma non è solo la filiera nazionale ad essere in crisi. In Europa, infatti, stando agli ultimi dati diffusi da Plastics Recyclers Europe, il comparto – che attualmente vale 9,1 miliardi di euro e conta 850 aziende con oltre 30mila addetti e dispone di 13,2 milioni di tonnellate di capacità – tra gennaio e luglio 2025 ha perso una capacità pari all’intero 2024 e tripla rispetto al 2023: circa 40 impianti hanno cessato l’attività, soprattutto nei Paesi Bassi, nel Regno Unito e in Germania. Entro la fine dell’anno si rischia una riduzione di quasi un milione di tonnellate.

Torna in cima