Tensioni nel mercato dell’olio da cucina esausto: l’‘oro giallo’ che alimenta l’industria dei biocarburanti

2024-08-29T13:06:14+02:0029 Agosto 2024 - 12:47|Categorie: Mercato|Tag: , , , , |

Pechino (Cina) – L’olio da cucina esausto sta all’industria dei biocarburanti come il petrolio sta a quella dei carburanti fossili. È quindi facile intuire perché il commercio di questa preziosa materia prima – usata per la produzione di diesel rinnovabile – rivesta un ruolo strategico per l’economia mondiale. Il rischio è infatti che la Cina, il principale produttore mondiale di olio da cucina esausto (detto anche Uco, da Used cooking oil), possa decidere di ‘chiudere i rubinetti’ e mettere in crisi la domanda di Europa e Stati Uniti, che consumano oggi volumi di Uco ben superiori a quella che è la raccolta interna. A rendere l’Uco particolarmente attraente per l’industria è il suo essere un prodotto di scarto, e quindi con un’impronta di carbonio inferiore a quella di materie prime alternative come l’olio di soia e l’olio di canola. La raccolta dell’Uco sarebbe però tutto fuorché trasparente.

Negli ultimi due anni, scrive il portale specializzato Transport & Environment, “il mercato europeo dei biocarburanti è stato inondato di importazioni di Uco dalla Cina, causando un crollo del prezzo di mercato da circa 2.250 euro per tonnellata a 1.100”. E spiega: “Sono i problemi intrinseci al meccanismo di certificazione a rendere probabile che l’Uco che entra in commercio in Ue possa essere olio di palma – una materia prima ben più economica ma fortemente legata alla deforestazione – etichettato in modo fraudolento. Attualmente, l’Ue è dipendente dall’importazioni per oltre l’80% del suo Uco, con la sola Cina che rappresenta il 60% di queste importazioni”.

Lo scorso 16 agosto sono entrate in vigore delle misure anti-dumping disposte dall’Europa che prevedono dazi compresi tra il 12,8% e il 36,4% sul biodiesel importato dalla Cina. La decisione è giunta al termine di un’indagine avviata a fine 2023 sui prezzi del biodiesel cinese. Anno in cui le importazioni europee dalla Cina avevano toccato il record di 1,8 milioni di tonnellate. Nella prima metà del 2024, dopo l’avvio dell’indagine, queste sono crollate di oltre il 50%.

 

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