Fa discutere l’apertura del primo pub della catena in Irlanda del Nord. Tra consumatori entusiasti e competitor preoccupati, questa mossa ci dice molto della direzione che sta prendendo il commercio al dettaglio. Anche qui da noi.
Lidl ha ricevuto il via libera per l’apertura di un pub in Irlanda del Nord, accanto al suo punto vendita di Dundonald, vicino a Belfast. Da quanto riporta la stampa locale, Lidl avrebbe ottenuto il permesso a procedere già nel 2020, ma si è dovuta scontrare con il ricorso presentato da una catena di distribuzione locale di alcolici, la Philip Russell Ltd.
Il ricorso era collegato a due fattori principali: secondo le leggi del Paese non è possibile concedere nuove licenze per la somministrazione di alcolici a meno che un’attività non chiuda o non ceda la propria licenza. Secondo fattore, nei piani di Lidl è prevista anche un’area per la vendita off-licence, ovvero la vendita di alcolici per l’asporto. Ciononostante, il giudice chiamato a esprimersi avrebbe respinto il ricorso definendo “inadeguata” l’offerta locale, dove due pub hanno di recente chiuso i battenti. Il giudice ha quindi sottolineato che il pub di Lidl colmerà il vuoto che si è creato in una zona commerciale fiorente e con una popolazione adulta in crescita.
Il progetto andrà quindi in porto. Il locale sarà adiacente al supermercato, avrà una decina di tavoli, circa 45 posti a sedere, più sei in zona bancone, e oltre a somministrare alcolici per il consumo immediato avrà anche la sua area off-licence per la vendita di vino, birra e altro, accessibile dal locale ma anche dall’esterno.
La notizia è interessante per una ragione, ovvero conferma una tendenza già in atto da tempo: un assottigliamento dei confini tra il retail e la ristorazione. Una tendenza recentemente confermata da Circana e che ha subito una forte accelerazione nel post pandemia.
“I consumatori non sono più legati alle categorie tradizionali”, spiega Edurne Uranga, VP di Foodservice Europe di Circana. “Prendono decisioni basate sull’accessibilità, sul valore e sull’esperienza, a prescindere che queste provengano dalla ristorazione veloce o da un supermercato”. A questo si aggiunge la crisi del dettaglio indipendente, ben visibile anche qui da noi, dove i centri cittadini si stanno svuotando di negozi e botteghe. Dentro o vicino ai supermercati, al contrario, è possibile fare colazione, pranzare, ma anche usufruire di servizi come la lavanderia, la farmacia, il calzolaio, l’agenzia viaggi e via dicendo. Avete presente quanto sono affollati gli Esselunga Atlantic?
Un esempio che ricorda il nuovo progetto di Lidl ha aperto nel 2023 anche qui da noi, a Milano, dove Carrefour Italia ha inaugurato il suo primo punto vendita ‘ibrido’ a marchio Terre d’Italia. Un po’ bar e un po’ negozio, in una zona densamente popolata e ricca di uffici. Per ora i risultati non sarebbero molto brillanti, come rivela la stessa catena, ma il format è ancora in fase di test.
A modificare ulteriormente lo scenario competitivo c’è poi il ritorno dell’inflazione, “fino a poco tempo fa significativamente più alta nella grande distribuzione”, spiega ancora Uranga, “Ora, invece, questa tendenza si è invertita. E il cambiamento potrebbe influenzare la percezione dei consumatori rispetto ai prezzi di bar e ristoranti”.
La prospettiva sembra essere quindi che i supermercati diventeranno sempre più un luogo di aggregazione, rivaleggiando direttamente con bar, ristoranti e attività di varo genere e tipo. Proponendosi in breve come ‘polo unico’ capace di soddisfare ogni esigenza: dal fare acquisti al farsi una birra. E l’entusiasmo per il pub di Lidl sembrerebbe indicare che la strada è spianata. Scrive divertito un potenziale cliente su Instagram: “Svegliarsi la mattina dopo una notte di follie al pub di Lidl, per scoprire inorriditi cosa c’è nel letto accanto a voi: una borraccia termica con un gattino sopra, due paia di stivali di gomma e un cuociriso”.
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