La manifestazione, in scena a New York dal 25 al 27 giugno, si conferma un appuntamento strategico per gli operatori del food&beverage. Con l’Italia sempre in prima linea. Il nostro pagellone dell’evento.
La formula
Tre giorni secchi a tutto business, senza fronzoli e folle esagerate, e con un orario d’apertura – dalle 10 alle 16 (il terzo giorno alle 15) – che obbliga a non perdere tempo. Il Summer Fancy Food si conferma dunque un appuntamento strategico e la durata della kermesse viene indicata da molte aziende come quella ideale. Si tratta soprattutto di una fiera ‘di consolidamento’ per chi è già negli States, ma c’è naturalmente anche la possibilità di incontrare potenziali clienti grazie alla folta presenza di distributori qualificati.
Voto: 9
Le aziende italiane
Erano oltre 300, ben organizzate e posizionate nella giusta location per intercettare i visitatori. Se anche quest’anno la collettiva dell’Agenzia Ice ha fatto un figurone, il merito va principalmente a Donato Cinelli, Ceo di Universal Marketing. Anche chi ha deciso di partecipare autonomamente nell’ala a Sud è rimasto molto soddisfatto della manifestazione: segnaliamo, tra gli altri, big come Levoni, Parmacotto, Lactalis e Veroni
Voto: 8
I distributori
Ci sono colossi come Oak View Group (OVG), forte della recente acquisizione di Rubharb Hospitality Collection e presente con la sua sezione Hospitality; Spinneys, multinazionale araba di supermercati attiva anche nel Nord Africa e Ace Endico, importatore specializzato nel food italiano fresco. Istituzioni come Atalanta Corp., che al food mediterraneo (e argentino) ha dedicato il marchio De Medici, presente con uno stand gigante e numerosi buyer tra i corridoi. Enormi catene di ristorazione come Major Food Group, con locali a New York, Las Vegas, Miami, Dallas, Boston, Boca Raton, ma anche a Hong Kong, Riyad e Doha. Agenzie di vendita e marketing specializzate nella ristorazione e nel retail come Affinity Group, attiva anche in Canada. Ma anche distributori più piccoli come Valley Pride, specializzata in prodotti agricoli; Whole Foods Usa (una quindicina di punti vendita nell’area metropolitana di New York); o Success Import Usa, un distributore cinese sul territorio americano. Sono solo alcuni degli operatori che abbiamo notato tra i corridoi della manifestazione, che offre quindi spunti di business molto concreti e qualificati.
Voto: 8
La logistica
All’ingresso del Javits Center tutto fila liscio e non si segnalano particolari problemi: le code vengono smaltite rapidamente grazie a un sistema molto veloce ed efficace di stampa dei badge d’ingresso. Vale la pena aggiungere, però, che ci sono stati significativi disagi in aeroporto: all’arrivo, i passeggeri hanno dovuto affrontare una lunga attesa (2-3 ore) per una serie di controlli. Su questo fronte si può migliorare.
Voto in fiera: 7
Voto in aeroporto: 4
Lo stand dell’Emilia Romagna
È stato sicuramente tra gli spazi più vivaci e affollati. Complice anche la presenza per tutti e tre i giorni del presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, e dell’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi. Niente comparsate ‘da star’ o passerelle con il solo obiettivo di ottenere visibilità, ma piuttosto una presenza operativa e laboriosa. Un modello di buona politica da valorizzare.
Voto: 8
Francesco Lollobrigida
Il ministro delle Politiche agricole e della sovranità alimentare ha partecipato al tradizionale taglio del nastro del padiglione Italia, intervenendo poi anche per presentare la candidatura ufficiale della cucina italiana a patrimonio Unesco. Un plauso dunque all’attivismo di Lollobrigida, anche se forse poteva risparmiarsi qualche esternazione un po’ sopra le righe. “Possiamo essere di aiuto agli amici americani insegnando loro a mangiare meglio e dando gli strumenti per capire qual è il valore della qualità”, ha dichiarato a New York il ministro. In tutta franchezza, non si capisce quali frutti potrà mai dare un tale atteggiamento di superiorità, se non quello di indisporre gli importatori statunitensi.
SV