New York (Usa) – Una nota di Coldiretti, condivisa con Filiera Italia, fissa l’obiettivo dell’export italiano negli Usa a 9 miliardi di euro, al netto del peso di dazi e dollaro debole. Il primo mese di applicazione dei dazi Usa ha però ridotto drasticamente la crescita delle esportazioni di cibo Made in Italy negli States, crollata al +1,3% rispetto al +28,7% dell’anno precedente. Un campanello d’allarme da tenere in considerazione rispetto alle trattative in corso tra Unione Europea e Stati Uniti.
Ad affermarlo è un’analisi che l’associazione ha condotto su dati Istat diffusa in occasione dell’apertura del Summer Fancy Food a New York, con l’incontro su “L’eccellenza del modello alimentare italiano” organizzato da Coldiretti e Filiera Italia al Padiglione Italia, con la presenza di Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti, Ettore Prandini, presidente Coldiretti, Luigi Scordamaglia, amministratore delegato Filiera Italia, Matteo Zoppas, presidente Ice, Jacopo Morrone, presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari e Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.
Ad aprile, quando sono entrate in vigore le tariffe volute dal presidente Trump (prima al 20%, dal 2 all’8 del mese, e poi dimezzati al 10%), si sono cominciate a registrare le prime difficoltà, anche rispetto al primo trimestre del 2025, dove si era avuto un incremento dell’11%, ancora in linea con l’andamento medio decennale.
I segnali negativi sono arrivati anzitutto dal vino. Secondo l’analisi Coldiretti su dati Eurostat, ad aprile si è registrato un calo in valore del 9%, a fronte di un +18,1% dell’aprile 2024. Le vendite di formaggi restano, invece, con il segno positivo nello stesso mese (+7%), ma lontano dal +24,5% registrato ad aprile 2024. Per l’olio d’oliva si passa dal +75% d’aprile 2024 (legato all’aumento dei prezzi) al -17% attuale.
Se il dazio al 10% dovesse rimanere, ciò comporterebbe un aggravio di spesa per i cittadini statunitensi di quasi 800 milioni di euro, che si tradurrebbe in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di “sconti” da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane. Anche l’Italian Sounding rischia di avere una spinta ulteriore.
Ancora secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, i dazi imposti durante la prima presidenza Trump su una serie di prodotti agroalimentari italiani avevano portato a una diminuzione del valore delle esportazioni (confronto annuale tra 2019 e 2020) che è andata dal -15% per la frutta al -28% per le carni e i prodotti ittici lavorati, passando per il -19% dei formaggi e delle confetture e il -20% dei liquori. Ma anche il vino, seppur non inizialmente colpito dalle misure, aveva fatto segnare una battuta d’arresto del 6%.
Ha commentato Ettore Prandini: “E’ importante che l’Ue trovi una soluzione diplomatica condivisa per evitare i danni causati dalle guerre commerciali ma è ugualmente essenziale che all’interno dell’Unione si apra un confronto su temi che fanno altrettanti danni alle nostre imprese, a partire dalla burocrazia. Un vero e proprio costo occulto che appesantisce la vita e i bilanci delle aziende italiane. E serve anche che si eliminino una volta per tutte tutti quei ‘dazi’ interni che non permettono in molti casi una competizione leale all’interno delle stesse imprese Ue”.