Parma – Dopo cinque settimane consecutive di calo, il più importante degli ultimi anni, arriva il quarto ‘non formulato’ del 2025 sul bollettino che fissa il prezzo del suino vivo italiano. Questa battuta d’arresto riallinea l’entità del deprezzamento dopo 7 settimane dal picco a quella dell’anno scorso, quando il calo era partito il 31 ottobre e il 12 dicembre pesava il 9,8%. Attenzione però, pensare che siamo al termine della curva discendente è fuorviante. Quello che è accaduto ieri, in Cun, è che i macelli hanno richiesto un calo di 5 centesimi (il massimo consentito dai regolamenti), e di fronte alla posizione degli allevatori (non più di 4 centesimi, il valore del calo nelle ultime settimane), questa volta le parti hanno preferito non accordarsi. Un clamoroso autogol degli allevatori, da un certo punto di vista. Perché la prossima settimana, non essendoci un prezzo di partenza ufficiale, sarà possibile assistere a un calo ancora più importante, tendente anche ai 10 centesimi.
Il motivo dietro alla poderosa spinta al ribasso voluta dai macelli è che c’è ancora un surplus di suini vivi europei che proprio i macelli stanno cavalcando per rendere ancora più competitiva la carne suina italiana, il tutto tenendo stabili i tagli destinati all’industria.
| Picco estivo (euro/kg) |
Partenza calo autunnale | Prezzo dopo 7 settimane(euro/kg) | Percentuale | |
| 2025 | 2,203 | 2 ottobre | NF (1,990) | -9,7% |
| 2024 | 2,387 | 31 ottobre | 2,153 | -9,8% |
| 2023 | 2,329 | 9 novembre | 2,207 | -5,2% |
| 2022 | 2,072 | 4 novembre | 2,004 | -3,3% |
| 2021 | 1,713 | 26 agosto | 1,580 | -7,8% |